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AI Act, scattano i primi divieti: chi rischia le sanzioni e le prossime tappe



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Il regolamento europeo sull’intelligenza artificiale inizia a dispiegare i suoi effetti. Da inizio febbraio 2025, con l’entrata in vigore dell’AI Act, scattano i divieti per le intelligenze artificiali identificate a rischio inaccettabile

Aggiornato il 17 apr 2025



AI Act: scattano i primi divieti

AI in Europa e in Italia, regole e sanzioni


L’AI Act vieta le applicazioni di IA ad “alto rischio inaccettabile”: Dal 2 febbraio 2025 sono scattati i primi divieti dell’AI Act per sistemi di intelligenza artificiale che minacciano diritti e libertà fondamentali. Tra questi: social scoring, riconoscimento facciale indiscriminato, manipolazione emotiva, profilazione biometrica sensibile, predizione di reati su base fisica e vulnerabilità sfruttate per influenzare gli individui.

Classificazione a 4 livelli di rischio e nuove regole per l’IA ad “alto rischio”: Il regolamento distingue tra sistemi a rischio inaccettabile (vietati), alto (consentiti ma fortemente regolati), limitato (richiesta di trasparenza verso gli utenti) e minimo. Le AI ad alto rischio – come quelle usate nella sanità, nei trasporti o per il credit scoring – richiederanno valutazioni di impatto, qualità e sorveglianza continua anche dopo il rilascio.

Gravi sanzioni e un nuovo Ufficio Europeo per l’IA: Le aziende non conformi rischiano multe fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato globale. L’Ufficio Europeo per l’IA, attivo dal 2024, guiderà la vigilanza sull’attuazione del regolamento. Tuttavia, resta forte il rischio che un eccesso di burocrazia penalizzi l’innovazione, specialmente per le PMI. Il successo dell’AI Act dipenderà dalla capacità di aggiornarsi senza soffocare la crescita tecnologica.


Da domenica 2 febbraio 2025 sono entrate in vigore le prime disposizioni del discusso AI Act, la normativa sull’uso dell’intelligenza artificiale approvata lo scorso anno dall’Unione europea, che stabilisce regole dettagliate per lo sviluppo, l’immissione sul mercato e l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale (IA).

Sebbene l’Unione europea sia stata la prima a intraprendere questo percorso normativo, l’AI Act non ha ancora trovato una replica simile in altri ordinamenti giuridici, quindi non possiamo ancora parlare di un “Bruxelles effect” come accaduto per il Gdpr, anche se diversi Paesi stanno monitorando, e criticando, da vicino l’evoluzione della normativa.

L’AI Act adotta un approccio basato sul rischio, con l’intento di promuovere l’uso sicuro dell’IA, proteggendo i diritti fondamentali dei cittadini, tutelati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, e prevenendo gli abusi.

A partire da febbraio, sono dunque entrati in vigore i divieti per quei sistemi di IA che presentano rischi “inaccettabili” per la sicurezza e i diritti fondamentali.

Ecco la classificazione dei rischi dell’AI Act e quali sono i divieti.

Sanzioni per la non conformità all’AI Act: chi rischia e quanto

Le aziende, le istituzioni, le agenzie o gli organismi dell’UE che non rispetteranno le disposizioni previste dall’AI Act rischiano sanzioni pesanti:

  • fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente (se superiore) per violazioni relative a pratiche vietate o per l’inosservanza di requisiti in materia di dati;
  • fino a 15 milioni di euro o al 3% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente per l’inosservanza di qualsiasi altro requisito o obbligo del regolamento;
  • fino a 7,5 milioni di euro o all’1,5% del fatturato mondiale totale annuo dell’esercizio precedente per la fornitura di informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti agli organismi notificati e alle autorità nazionali competenti in risposta a una richiesta.

Per ciascuna categoria di violazione, la soglia per le PMI sarebbe l’importo più basso tra i due previsti, mentre per le altre imprese sarebbe l’importo più elevato.

Le multe possono arrivare fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato globale annuo, a seconda di quale valore sia maggiore. Questo include anche le aziende internazionali che operano all’interno dell’Unione Europea, applicando l’AI Act con un effetto extraterritoriale.

In questo contesto, è fondamentale per le aziende operanti nell’UE comprendere l’interazione tra l’AI Act e altri regolamenti europei, come il Gdpr e la direttiva NIS2, per evitare sovrapposizioni di obblighi e per garantire una gestione corretta degli incidenti e dei rischi.

La classificazione dei rischi dell’IA Act

L’AI Act classifica i sistemi di IA in quattro categorie di rischio:

  • inaccettabile
  • alto
  • limitato
  • minimo o nullo: include applicazioni come videogiochi abilitati all’IA o filtri antispam, che sono esenti da normative stringenti e la stragrande maggioranza dei sistemi di IA attualmente utilizzati nell’UE rientra in questa categoria.

Le implicazioni di questa classificazione sono fondamentali per capire come la legge influenzerà i vari settori.

Rischi inaccettabili: cosa viene vietato

Ecco le pratiche con rischio inaccettabile riguardano i sistemi di IA che:

  • manipolano le decisioni degli individui in modo subliminale o ingannevole;
  • sfruttano le vulnerabilità come l’età, la disabilità o lo status socio-economico per influenzare il comportamento;
  • valutano o classificano gli individui in base al loro comportamento sociale o alle caratteristiche della personalità;
  • valutano o prevedono il rischio di un individuo di commettere un reato basandosi sui loro tratti di personalità e caratteristiche;
  • creano o espandono database di riconoscimento facciale attraverso la raccolta non mirata di immagini del viso da internet o da riprese di telecamere a circuito chiuso;
  • deducono le emozioni nei luoghi di lavoro o nei centri educativi;
  • classificano gli individui in base ai dati biometrici per dedurre la loro razza, opinioni politiche, appartenenza sindacale, credo religioso o filosofico, vita sessuale o orientamento sessuale;
  • raccolgono informazioni biometriche “in tempo reale” in spazi pubblici accessibili per l’applicazione della legge, salvo eccezioni ben definite e regolamentate. Tali eccezioni includono la ricerca di un bambino scomparso o la prevenzione di una specifica e imminente minaccia terroristica, ma richiedono l’autorizzazione di un’autorità giudiziaria o indipendente e sono soggette a limiti temporali, geografici e di database di ricerca.

I sistemi di IA che operano con tecniche manipolatorie, come il riconoscimento delle emozioni sul posto di lavoro o la creazione di profili biometrici per classificare individui in base alla razza, l’orientamento sessuale o la religione, sono considerati troppo pericolosi per essere utilizzati.

Il divieto riguarda anche pratiche come il social scoring e l’uso di IA per prevedere crimini sulla base dell’aspetto fisico di una persona. Questi divieti sono il risultato di un’approfondita riflessione sulla natura dei rischi che l’IA può comportare.

La legge si pone l’obiettivo di ridurre i danni derivanti dall’uso irresponsabile delle tecnologie, proteggendo i diritti fondamentali degli individui da violazioni gravi.

L’AI Act proibisce espressamente queste applicazioni, considerando che i danni potenziali sarebbero troppo grandi e difficili da mitigare.

Cosa include il rischio Alto nell’AI Act

Alto: comprende applicazioni in infrastrutture critiche (come i trasporti), nell’istruzione, nella sicurezza dei prodotti, e nella giustizia, nell’ applicazione dell’IA nella chirurgia assistita da robot o software medici basati sull’IA, servizi pubblici e privati essenziali (per esempio il credit scoring che nega ai cittadini la possibilità di ottenere un prestito). Questi sistemi devono rispettare rigorosi obblighi di valutazione prima di essere immesse sul mercato.

Cosa intende l’AI Act con rischio limitato

Rischio limitato: si riferisce alla trasparenza e include obblighi per informare gli utenti quando interagiscono con sistemi di IA, come chatbot o contenuti generati da IA;

Il cuore dell’AI Act è l’identificazione di un “rischio inaccettabile”, un concetto che implica che alcune applicazioni di IA possano nuocere gravemente alla sicurezza, ai diritti e alla dignità delle persone.

Le tappe cruciali dell’AI Act

L’AI Act si applicherà in diverse fasi, con scadenze e requisiti graduali per facilitare l’adozione e la conformità.

I fornitori di sistemi di IA ad alto rischio dovranno inoltre implementare sistemi di gestione della qualità e del rischio per garantire la conformità ai nuovi requisiti e ridurre al minimo i rischi per gli utenti e le persone interessate, anche dopo che un prodotto è stato immesso sul mercato. E devono effettuare una valutazione d’impatto sui diritti fondamentali e comunicarne i risultati all’autorità nazionale, che in Italia non è stata ancora individuata.

Ecco le tappe fondamentali dell’AI Act:

  • febbraio 2025: entrano in vigore i divieti per le AI a rischio inaccettabile. Inizia l’applicazione delle norme riguardanti il riconoscimento facciale non autorizzato, la profilazione sociale, e altre pratiche discriminatorie;
  • agosto 2025: scatta la piena applicazione delle norme di governance e degli obblighi per i modelli di IA generali;
  • agosto 2027: saranno pienamente applicate le norme di governance per i sistemi che integrano l’IA in prodotti regolamentati, come per esempio quelli utilizzati nella sanità o nei trasporti, dove gli obblighi di conformità saranno più stringenti.

Il futuro dell’AI Act e la sua attuazione

L’AI Act è il primo regolamento globale sull’intelligenza artificiale, e la sua applicazione cambierà il modo in cui l’IA viene utilizzata e regolamentata nel contesto europeo e potenzialmente anche a livello mondiale. E intende posizionare l’Europa come leader mondiale nella regolamentazione di tecnologie di IA etiche e sicure, promuovendo un ambiente di fiducia tra cittadini e tecnologie.

L’Ufficio Europeo per l’IA, istituito nel febbraio 2024, avrà il compito di monitorare l’attuazione delle disposizioni dell’AI Act e garantire che tutte le innovazioni siano in linea con i principi di sicurezza, privacy e diritti umani. Questo ufficio, insieme agli Stati membri, coordinerà la vigilanza sull’uso delle tecnologie di IA nel mercato europeo.

Se applicata correttamente, la regolamentazione potrebbe stimolare la fiducia dei cittadini nelle nuove tecnologie, favorendo una maggiore adozione dell’IA in settori chiave come la sanità, i trasporti e l’educazione, dove la sicurezza e la trasparenza sono essenziali.

Il rischio di eccesso di regole: la Ue non deve restare indietro nell’IA

Tuttavia, se non ben calibrato, c’è il rischio che l’eccessiva burocrazia o un eccesso di regole possano rallentare l’innovazione. Soprattutto per le piccole e medie imprese che potrebbero trovarsi a fare i conti con oneri normativi eccessivi.

Il futuro dell’AI Act dipenderà dalla sua capacità di adattarsi e rispondere alle sfide legate all’evoluzione rapida delle tecnologie. Solo il tempo dirà se riuscirà a raggiungere un punto di equilibrio tra la protezione dei diritti umani e la promozione dell’innovazione digitale, senza rischiare di frenare lo sviluppo economico e tecnologico dell’UE.

Un appesantimento della regolamentazione, senza un’adeguata flessibilità, potrebbe infatti innescare un processo di decadenza lenta e irreversibile dell’economia sociale di mercato europea e del benessere dei cittadini, riducendo la competitività e la prosperità all’interno dell’Unione Europea.

Ma solo con una continua evoluzione del regolamento, che sappia bilanciare rigorosità e apertura all’innovazione, si potrà evitare che l’Europa rischi di rimanere indietro, a fronte di un progresso tecnologico mondiale che non conosce freni.

AI e informazioni sensibili, ecco come proteggersi

L’intelligenza artificiale è uno strumento formidabile ma alcuni sistemi la utilizzano per usare ed elaborare informazioni che contengono dati personali e sensibili. Dunque, ogni utente deve proteggersi e creare intorno a se e ai propri dispositivi una barriera. Inoltre, occorre sempre più mettersi al riparo dalle minacce esterne con sistemi all’avanguardia.

NordPass, mettere al sicuro tutte le credenziali

NordPass
4.8

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NordPass è un password manager sicuro e intuitivo che consente di salvare e compilare automaticamente le credenziali, archiviare dati in modo protetto, accedere da più dispositivi, monitorare la salute delle password e rilevare eventuali violazioni di dati. Tra le funzionalità extra troviamo anche l’allegato di file e il mascheramento delle e-mail.

Per le aziende, NordPass propone soluzioni dedicate con controlli centralizzati e impostazioni a livello organizzativo, integrazione con SSO (Google Workspace, Entra ID, MS ADFS, Okta) e dashboard di sicurezza e gestione di cartelle condivise.

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4.5

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Kaspersky Plus
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Norton 360 Deluxe con ricerche nel Dark Web

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Fascicolo Sanitario Elettronico alla prova del PNRR: limiti, rischi e opportunità
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PNRR, la banda ultra larga crea 20.000 nuovi posti di lavoro
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Operativo il nuovo portale del MISE con tutti i finanziamenti per le imprese
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