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Il DPO nel percorso di adeguamento alla NIS 2: spettatore o protagonista?



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Se da un lato alcuni sostengono che la NIS 2 e il GDPR hanno finalità e ambiti di applicazione distinti, riducendo così l’interesse del DPO a una mera conoscenza informativa, dall’altro una prospettiva più integrata mette in evidenza connessioni profonde tra i due quadri normativi, con ricadute significative sul ruolo del DPO. Ecco quali

Pubblicato il 4 feb 2025

Giuseppe Alverone

Consulente e formatore Privacy. DPO certificato UNI CEI EN 17740:2024

Monica Perego

Consulente, Formatore Privacy & DPO



Il DPO nel percorso di adeguamento alla NIS 2

La domanda sulla rilevanza della NIS 2 per il DPO nasce dalla percezione che la Direttiva europea sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi riguardi soprattutto la cyber difesa di infrastrutture critiche e servizi essenziali, mentre il GDPR sia focalizzato sulla protezione dei dati personali.

Tuttavia, i due ambiti risultano intrecciati, perché innalzare il livello complessivo di sicurezza organizzativa incide positivamente anche sulla tutela delle informazioni personali.

Vi sono, quindi, numerosi punti di contatto e di potenziamento reciproco.

In tale quadro, il DPO, pur non avendo obblighi diretti sanciti dalla NIS 2, trae beneficio dalle misure di sicurezza introdotte da questa normativa.

In questo articolo analizzeremo come l’implementazione della NIS 2 possa rafforzare l’impianto di protezione dei dati personali, esaminando le implicazioni concrete per il DPO.

In un prossimo articolo suggeriremo anche un vero e proprio piano d’azione per il DPO che miri all’integrazione dei due framework normativi.

L’impatto della NIS 2 sulle misure di sicurezza del GDPR

L’introduzione della NIS 2 rappresenta un’evoluzione significativa nel panorama della sicurezza informatica, poiché impone misure mirate per la protezione di reti, sistemi e informazioni basate sull’analisi del rischio e sulla valutazione del contesto, proprio come il GDPR.

Tuttavia, in determinati ambiti, la Direttiva rafforza ulteriormente il perimetro di sicurezza tecnico-organizzativo adottato dalle organizzazioni.

Queste misure, pur essendo concepite per proteggere un set di dati più ampio rispetto a quello specificamente disciplinato dal GDPR, incidono inevitabilmente anche sulla tutela dei dati personali, migliorandone la qualità e la resilienza complessiva.

Ad esempio, l’implementazione di sistemi di backup avanzati e di un piano di business continuity – come richiesto dall’Art. 24, paragrafo 2 del D.lgs.138/2024 – determina un rafforzamento generalizzato della sicurezza, senza operare una distinzione rigida tra i dati da proteggere.

Al contrario, approcci limitati e frammentari, come quelli talvolta adottati nella mera applicazione del GDPR, rischiano di essere inefficaci e di non garantire una protezione adeguata.

Ancora, un aspetto emblematico è la designazione degli autorizzati al trattamento. Spesso, questa viene limitata ai soli dati personali, mentre un approccio più strategico e coerente prevede un’estensione del perimetro di responsabilizzazione a tutti i dati gestiti dalla funzione aziendale di riferimento. Ciò consente una maggiore consapevolezza e una protezione più omogenea, superando le inefficienze derivanti da una visione compartimentata della sicurezza.

Per il DPO, tutto questo si traduce in un vantaggio concreto: l’adozione di misure imposte dalla NIS 2 eleva in modo sostanziale le barriere di difesa dell’intero patrimonio informativo aziendale, rendendo così più efficace anche la tutela dei dati personali, spesso senza richiedere interventi aggiuntivi specifici.

Misure strategiche: business continuity, incident response e audit

Uno degli elementi distintivi della NIS 2 è l’introduzione di misure strutturate, come il Business Continuity Plan (BCP), che nel GDPR viene solo indirettamente suggerito, senza però essere espressamente richiesto.

La direttiva e il decreto di recepimento, invece, obbligano le organizzazioni ad adottare strategie di resilienza operativa, rafforzando il sistema di gestione delle emergenze e garantendo la continuità operativa anche in caso di incidenti informatici.

Questo innalzamento delle misure di sicurezza rappresenta un’opportunità anche per il DPO, che può avvalersi di queste disposizioni per potenziare la protezione dei dati personali all’interno della sua organizzazione.

Un ulteriore ambito di interesse per il DPO riguarda la gestione degli incidenti sulla sicurezza delle informazioni. Gli articoli 25 e 26 della NIS 2 delineano procedure più dettagliate e rigorose rispetto a quelle previste dal GDPR (agli articoli 33 e 34), richiedendo un approccio strutturato e tempestivo alla risposta agli incidenti.

Questo implica:

  1. l’istituzione di protocolli chiari per la gestione degli eventi di sicurezza;
  2. la definizione di processi di notifica obbligatori a livello nazionale ed europeo;
  3. l’integrazione tra le procedure di gestione delle violazioni previste dal GDPR e quelle specifiche della NIS 2.

Inoltre, la Direttiva enfatizza il ruolo degli audit post-incident, imponendo controlli e verifiche per analizzare la causa degli eventi di sicurezza e per prevenire il ripetersi di situazioni critiche.

In questo contesto, il DPO può collaborare attivamente con i team di cyber security per garantire che gli audit siano orientati non solo alla protezione delle reti e dei sistemi, ma anche alla sicurezza e conformità dei dati personali.

Un approccio integrato alla sicurezza aziendale

L’adozione delle misure previste dalla NIS 2 non solo migliora la postura di sicurezza dell’organizzazione, ma rappresenta un’opportunità strategica per il DPO. La collaborazione con il punto di contatto NIS 2, la partecipazione attiva alle strategie di gestione della sicurezza e l’integrazione delle procedure di audit e incident response garantiscono un approccio più completo e proattivo alla protezione delle informazioni.

Il DPO, quindi, non può ignorare la NIS 2, ma deve piuttosto considerarla come un alleato nella costruzione di un sistema di protezione efficace, che vada oltre il GDPR e rafforzi la sicurezza aziendale nel suo complesso.

La formazione cyber: un cardine della compliance

Uno degli aspetti più innovativi introdotti dalla NIS 2 riguarda la formazione obbligatoria sulla cyber security, un elemento vincolante per le organizzazioni coinvolte. A differenza del GDPR, che considera la formazione un aspetto auspicabile ma non direttamente imposto, la NIS 2 prevede un approccio strutturato alla crescita delle competenze in materia di sicurezza informatica.

La formazione diventa così un elemento centrale non solo per la protezione delle reti e dei sistemi, ma anche per garantire una maggiore consapevolezza e preparazione del personale rispetto alle minacce cibernetiche.

Questo si traduce in:

  1. migliore capacità di prevenzione e risposta agli attacchi informatici da parte del personale interno.
  2. minore esposizione ai rischi di data breach, grazie a procedure di sicurezza più efficaci e a una maggiore attenzione alla protezione delle informazioni.
  3. sinergia con la formazione sulla protezione dei dati personali, creando un percorso integrato che coniuga la sicurezza informatica con la compliance normativa.

Per il DPO, questo rappresenta un’opportunità concreta per rafforzare la cultura della sicurezza all’interno dell’organizzazione. Attraverso programmi formativi sinergici, il DPO può garantire che il personale sviluppi competenze trasversali, comprendendo sia le implicazioni legali del GDPR che le misure tecniche imposte dalla NIS 2.

Conclusioni

Le sinergie tra GDPR e NIS 2 sono numerose e potenzialmente molto vantaggiose per le organizzazioni, sia in termini di miglioramento dell’efficienza sia di riduzione complessiva dei rischi. Il DPO, in questo contesto, non rimanere un osservatore passivo, ma può anzi valorizzare il proprio ruolo contribuendo all’architettura di sicurezza in senso lato.

Riconoscendo che la sicurezza delle informazioni va ben oltre il perimetro dei dati personali, le misure introdotte dalla NIS 2 finiscono per innalzare il livello di protezione di tutte le informazioni custodite in azienda o nella P.A.

Il risultato è un ecosistema di tutela più solido e resiliente, che salvaguarda al contempo i diritti degli interessati e la continuità operativa dell’ente.

In un prossimo articolo definiremo un vero e proprio piano di azione per il DPO che miri all’integrazione dei due framework normativi.

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