Perché una soluzione IT sia presa in considerazione, oggi deve assicurare performance elevate ed estrema stabilità.
Da quando le esigenze di distanziamento sociale generatesi durante la pandemia di Covid-19 hanno sdoganato ogni forma di smart working in maniera diffusa e indifferenziata, l’IT deve dimostrarsi adatto anche a una workforce non sempre operativa dalla stessa postazione di un unico ufficio: il nuovo paradigma è diventato “working everywhere and anywhere”.
Deve essere sostenibile, non solo “per vocazione”, ma per permettere a chi la adotta di risultare conforme alle norme internazionali sempre più attente in tal senso, per lo meno in Europa.
E poi, non in ordine di priorità, deve essere sicura. Non nel senso “arcaico” del termine, non “alla vecchia maniera”, ma in modo da poter minimizzare i rischi cyber attuali, sofisticati, audaci, all’avanguardia.
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Sicurezza, a qualunque costo?
Parola di Clusit, l’Italia non è un Paese dove prendere la questione alla leggera.
Siamo più che mai nel mirino dei cyber criminali. Nel 2023 abbiamo subito noi l’11% degli attacchi gravi globali individuati, a fronte del 7,6% del 2022: 310 attacchi in totale, il 65% in più rispetto al 2022 e, in oltre la metà dei casi, si tratta di attacchi con conseguenze considerate di gravità critica o elevata.
Non servono altri numeri per convincerci che, qualsiasi investimento IT si faccia, anche se non mirato alla sicurezza, esso deve comunque “concorrere” alla lotta contro il cybercrime.
Questa situazione suggerisce la scelta di soluzioni integrate, che non obblighino le aziende ad affrontare costi extra per proteggersi, dovendo adottare ulteriori soluzioni da individuare sul mercato in un secondo momento.
Servono, per esempio, piattaforme che rispondano all’esigenza di mantenere un pc protetto, qualsiasi sia la sua potenza di calcolo, qualsiasi sia il suo grado di innovazione, qualsiasi sia il livello dei suoi utenti.
Di questi tempi, chiedere aiuto all’intelligenza artificiale è diventato doveroso e opportuno, inoltre. Con questa tecnologia si possono avere computer più reattivi, in grado di adattarsi al modo di lavorare delle persone, assicurando protezione dai primi minuti di accensione. Ciò avviene grazie a un processo di ricerca attiva e continua delle minacce, da comunicare poi tramite alert, per innescare gli strumenti di protezione previsti.
Antivirus “foglia di fico”: serve un approccio multilivello
Un altro aspetto essenziale dal punto di vista della sicurezza è l’implementazione di un approccio multilivello. Non è una novità la sua presenza sul mercato, ma la sua efficacia sta aumentando anno per anno, rendendo sempre più evidentemente insufficienti e insoddisfacenti le strategie che prevedono solo antivirus.
Lo smart working, ma anche la crescente presenza in ogni settore di Internet e di dispositivi IoT, obbliga a prevedere l’estensione delle tecnologie di sicurezza a livello di BIOS e di firmware
Ogni endpoint, i vari servizi cloud e le tante applicazioni diverse di cui ormai nessuno fa a meno, rappresentano ciascuno una potenziale porta di accesso a dati preziosi che diventano “attaccabili” da un numero di vie infinito.
Con la sicurezza multilivello si punta oggi alla categorizzazione gerarchica delle informazioni e del personale per impedire accessi non autorizzati e ostacolare la declassificazione delle informazioni. Si può usufruire di sistemi dedicati per ogni livello di sicurezza ed esplorare anche metodi non convenzionali che limitino le violazioni del sistema.
Non è un caso, infatti, che il primo a scommetterci sia stato il settore della difesa, ma oggi tutti devono pensarsi facilmente attaccabili, anche se operanti in ambiti apparentemente più “pacifisti”.
La nuova Intel vPro, sicuramente
Nell’ottica di offrire una piattaforma sempre più adatta e dedicata alla gestione del lavoro ibrido, Intel ha quindi ottimizzato la propria, per massimizzare la protezione di ogni endpoint che un’azienda o una organizzazione potrebbe dover proteggere.
Intel vPro, infatti, “tiene conto dell’aumento della superficie di attacco che quasi tutti oggi presentano, sia a seguito di una pervasiva digitalizzazione del business, sia per la presenza di dati e infrastrutture IT sempre più complesse e distribuite” spiega Elisa Baldi, Country Marketing Manager | AI PC Marketing Specialist di Intel.
E non dimentica che l’anello debole della catena della sicurezza resta quasi sempre l’utente finale. Per questo, la sua soluzione offre un paradigma di sicurezza integrata e “non da integrare con extra costi, in modo da minimizzare le spese ma anche le eventuali complessità di gestione che emergono quando si devono installare tanti software di sicurezza diversi.
Intel vPro permette di personalizzare a livello aziendale e di macchina la strategia di cybersicurezza e non rallenta alcun processo” precisa Baldi . E aggiunge un dato: “rispetto a Intel vPro, qualsiasi soluzione adottata da un azienda che agisce solo a livello software mostra un quarto dell’efficacia”.
Preso atto che tutti i settori necessitano di soluzioni efficaci, Intel, con questa nuova versione della sua vPro, guarda soprattutto a quello della formazione, a quello pubblico, “per le tante flotte di pc sparse in tutto il Paese”, e ai trasporti.
“In particolare, penso alle infrastrutture critiche – osserva Baldi – ma senza trascurare le grandi stazioni ferroviarie la cui gestione è oggi più che mai molto legate all’automazione IT”.
Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Intel