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Credenziali di PayPal in vendita: cosa non torna



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Diversi milioni di dati utente con password in chiaro in una lista che lascia intendere un grave problema sistemico di sicurezza tra gli utenti, ma colma i dubbi sulla provenienza del furto: improbabile che sia stato rubato un database di PayPal, mentre il dataset potrebbe provenire da campagne di infostealer installati su endpoint compromessi

Pubblicato il 20 ago 2025

Dario Fadda

Research Infosec, fondatore Insicurezzadigitale.com



credenziali paypal in vendita

Due giorni fa è apparso, su un forum del dark web, un post in cui un threat actor con lo pseudonimo di Chucky_BF sostiene di avere in vendita 15,8 milioni di credenziali PayPal in formato plaintext.

Email e password, apparentemente pronte per essere usate in campagne di credential stuffing o frodi su larga scala, sarebbero offerte per poche centinaia di dollari.

L’accostamento immediato a un “data breach PayPal” è stato inevitabile, ma chi conosce l’architettura dei sistemi di autenticazione sa che questa narrativa non regge.

Il finto “mega-breach” di PayPal e l’illusione delle password in chiaro

PayPal non conserva — né tecnicamente potrebbe farlo — le password dei propri utenti in chiaro.

Le credenziali, come in qualsiasi piattaforma che rispetti i requisiti minimi di sicurezza, vengono sottoposte a funzioni di hashing crittograficamente sicure e protette da meccanismi aggiuntivi come salting e rate limiting.

Pensare a un database PayPal popolato di password leggibili equivale a immaginare un caveau bancario lasciato aperto: semplicemente non esiste.

La spiegazione più plausibile, e in effetti la più coerente con i dettagli circolati, è che il dataset provenga da campagne di infostealer installati su endpoint compromessi. Malware specializzati come RedLine, Raccoon o LummaC2 operano proprio in questo modo: esfiltrano le credenziali direttamente dal browser dell’utente, prima che vengano cifrate o trasmesse.

L’effetto collaterale è un dump in plaintext, arricchito spesso da URL di login e metadati relativi alle sessioni.

La presenza di domini come Gmail, Yahoo o Hotmail nelle liste di account associati è un ulteriore indizio della provenienza malware-based. Non si tratta dunque di un’intrusione nei sistemi core di PayPal, ma di un fenomeno laterale che sfrutta l’anello più debole della catena: i dispositivi degli utenti finali.

Un computer infettato da un infostealer non fa distinzione tra un account social e quello di un wallet digitale: cattura tutto, restituendo ai criminali un pacchetto di credenziali che, rivenduto in massa, diventa merce preziosa per frodi finanziarie e phishing mirato.

Questa distinzione è cruciale. Parlare di “compromissione diretta” di PayPal non è solo impreciso: rischia di alimentare confusione e di minare la fiducia verso le pratiche di sicurezza adottate da piattaforme finanziarie globali.

La distinzione tra data breach effettivo e data leak

Qui la distinzione tra data breach effettivo e data leak derivato da malware di terze parti è essenziale se vogliamo arrivare all’origine della fonte e analizzare le affermazioni del threat actor (che, lo ricordiamo, non opera nè in buona fede nè con buone intenzioni).

Il vero problema, quindi, non è PayPal, ma la persistenza di un ecosistema di utenti che ancora non adottano password manager, non attivano l’autenticazione a due fattori e lasciano i propri endpoint vulnerabili a infostealer diffusi tramite phishing, crack software o bundle malevoli. È un monito che va oltre la singola vicenda: non basta blindare i server centrali se la superficie d’attacco si frammenta in milioni di dispositivi personali.

Credenziali di PayPal in vendita: cosa impariamo

Dunque, l’episodio dimostra una volta di più come l’elemento umano e la sicurezza dell’endpoint restino i punti critici del sistema.

Nessun gigante fintech archivia credenziali in chiaro; ma ogni utente che conserva la propria password in un browser non aggiornato, privo di controlli di integrità, espone non solo sé stesso, ma l’intera catena di fiducia dell’ecosistema digitale.

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