Oggi, soprattutto nei servizi digitali, c’è una forte interrelazione fra protezione dei dati personali e antitrust.
Nella data economy i dati personali sono e continuano ad essere il “nuovo petrolio” e quando le attività di raccolta e trattamento vengono svolte in violazione delle regole possono far conseguire indebitamente dei vantaggi competitivi a chi adotta comportamenti spregiudicati, in danno tanto del mercato che dei consumatori.
Motivo per cui sono sempre più frequenti gli interventi da parte delle autorità a tutela della concorrenza e del mercato per contrastare le pratiche commerciali scorrette realizzate per mezzo delle violazioni della normativa in materia di protezione dei dati personali.
Il fatto: la sanzione di AGCM a Poste italiane
Il più recente è quello di AGCM che è intervenuta sanzionando Poste Italiane per pratica commerciale scorretta consistita nella mala gestio delle app BancoPosta e PostePay.
Risultato: l’Autorità antitrust ha inflitto una sanzione da 4 milioni di euro a Poste Italiane perché, di fatto, obbligava i clienti a dare il consenso al trattamento dati per (poter) usare le app bancarie.
Una pratica, questa, ritenuta in palese contrasto con il GDPR.