Un sistema di sicurezza completo si basa su tre pilastri: la gestione degli incidenti, il piano di risposta agli incidenti e il piano di continuità operativa.
Dopo aver delineato i fondamenti di una strategia di cyber security matura, è l’ora di approfondire le differenze e le sinergie tra business continuity e disaster recovery, due concetti spesso confusi, ma che ricoprono ruoli complementari nella costruzione della resilienza organizzativa.
La sicurezza delle informazioni e la continuità del business sono strettamente collegate alla capacità di affrontare eventi critici. Ecco gli obiettivi e le modalità di implementazione con esempi pratici.
Indice degli argomenti
Business continuity e disaster recovery a confronto
I termini business continuity (BC) e disaster recovery (DR) talvolta si usano come sinonimi, sebbene esprimano concetti differenti ma complementari. Esaminiamo le differenze.
A caratterizzare la business continuity sono:
- approccio proattivo: si occupa di garantire la continuità delle operazioni aziendali anche di fronte a eventi critici (disastri naturali, cyber attacchi, problematiche di filiera, crisi reputazionali);
- focus strategico: comprende la definizione di strategie, scenari, procedure e risorse per assicurare il funzionamento dei processi chiave in scenari avversi;
- scenario ampio: non si limita all’It, ma coinvolge vari reparti come logistica, produzione, risorse umane, comunicazioni esterne e interne;
- business continuity plan (BCP): il documento che delinea ruoli, responsabilità, analisi dei rischi e misure di risposta preventiva.
A connotare la disaster recovery sono:
- approccio reattivo: si concentra sul ripristino dell’infrastruttura IT e dei dati a seguito di un’interruzione grave;
- focus tecnico: definisce procedure per recuperare rapidamente sistemi e dati, minimizzando il downtime;
- scenario più focalizzato: tipicamente associato all’ICT, ma può essere esteso anche ad altre risorse critiche (infrastrutture fisiche, personale, servizi essenziali);
- disaster recovery plan (DRP): stabilisce le tempistiche e i metodi di ripristino (per esempio RTO e RPO), nonché le procedure di backup e failover.
In sintesi, la business continuity e il disaster recovery sono due concetti strettamente legati alla gestione della continuità operativa, ma hanno scopi e approcci differenti.
Vediamo di approfondirli anche a livello documentale in quanto gli strumenti di riferimento sono rispettivamente il Piano di business continuity e quello di disaster recovery.
Differenze e sinergie: esempi concreti
Esempi di business continuity sono:
- interruzione della filiera di approvvigionamento;
- malfunzionamento di un impianto produttivo;
- crisi reputazionale e richiamo di prodotto
Esempi di disaster recovery invece sono:
- cyber attacco ai sistemi di gestione logistica;
- guasto al sistema ERP aziendale;
- perdita di dati degli ordini dei clienti.
Vediamoli uno per uno. Dagli esempi emerge chiaramente l’approccio proattivo che il BC propone e l’approccio reattivo tipico del DR.
Esempio di BC: interruzione della filiera di approvvigionamento
In questo scenario, un fornitore di materie prime subisce uno sciopero o un blocco logistico. Approccio BC:
- identificare fornitori alternativi dislocati in regioni diverse;
- creare scorte strategiche per coprire i periodi critici;
- testare regolarmente queste soluzioni attraverso esercitazioni e simulazioni.
Malfunzionamento di un impianto produttivo (BC)
Per esempio, un guasto o un incendio ferma la produzione in uno stabilimento.
Approccio BC:
- pianificare la produzione su siti ridondanti (interni o partner esterni);
- creare procedure di emergenza per ridurre al minimo i tempi di fermo;
- mantenere accordi “di assistenza reciproca” con concorrenti o terze parti.
Crisi reputazionale e richiamo di prodotto (BC)
Un lotto di prodotti contaminati deve essere ritirato dal mercato.
Approccio BC:
- implementare sistemi di tracciabilità avanzata per localizzare rapidamente i prodotti difettosi;
- coinvolgere un consulente specializzato per tutelare il brand e la fiducia dei clienti;
- definire una strategia di comunicazione di crisi (internamente ed esternamente).
Esempio di DR: cyber attacco ai sistemi di gestione logistica
In questo scenario, un ransomware compromette l’accesso ai dati di ordini e spedizioni.
Approccio DR:
- attivare siti di ripristino secondari e procedure di restore da backup;
- isolare i sistemi infetti per evitare la propagazione del malware.
- gestire manualmente gli ordini fino al ripristino completo.
Guasto al sistema Erp aziendale (DR)
Per esempio, un crash del server blocca la pianificazione della produzione.
Approccio DR:
- disporre di server ridondanti in cloud pronti a subentrare;
- prevedere un RTO (Recovery Time Objective) di poche ore, in linea con gli accordi contrattuali;
- eseguire regolarmente e frequentemente backup e prove di restore per verificare l’efficacia dei backup.
Perdita di dati degli ordini dei clienti (DR)
Un errore o un attacco cancella i dati relativi agli ordini dell’ultimo mese.
Approccio DR:
- utilizzare backup incrementali (offline o in cloud) per ripristinare i dati con un RPO (Recovery Point Objective) minimo;
- automatizzare le procedure di data recovery per ridurre i tempi di inattività.
Misure preventive e aggiornamento dei piani
La prevenzione gioca un ruolo fondamentale sia in ottica BC sia DR. Alcuni esempi:
- analisi di rischio e impatto (Bia): secondo ISO 22301, è indispensabile valutare tutte le modifiche di contesto (interno/esterno) che possano richiedere l’aggiornamento dei piani.
- formazione e sensibilizzazione: il personale deve conoscere procedure e ruoli specifici.
- esercitazioni periodiche: simulazioni o tabletop exercise per testare la validità dei piani e correggere eventuali criticità.
- gestione dei fornitori: adozione di SLA e contratti che garantiscano adeguate prestazioni di fornitura e tempi di ripristino.
Confronto finale: BC e DR a colpo d’occhio
Le differenze d’approccio di business continuity e disaster recovery sono:
- per BC l’approccio è proattivo (garantire operatività);
- per DR l’approccio è reattivo (ripristinare IT e dati).
La focalizzazione è:
- strategica e trasversale all’intera organizzazione per BC;
- tecnica e concentrata su infrastruttura e sistemi per DR.
Il documento di riferimento è:
- BCP (Business Continuity Plan) per la business continuity;
- DRP (Disaster Recovery Plan) per il disaster recovery.
La dipendenza dalla causa:
- per BC: le azioni possono variare a seconda dello scenario (es. blocco filiera, incendio eccetera);
- per DR: le azioni sono simili, qualunque sia a causa (ma varia la modalità d’implementazione).
Standard correlati infine sono:
- per business continuity: ISO 22301, ISO 27031, GDPR (implicitamente), NIS2 eccetera;
- per disaster recovery: ISO 22301 (anche per DR), ISO/IEC 27031, NIST SP 800-34, Direttiva NIS 2 eccetera.

L’obiettivo comune di BC e DR
Business continuity e disaster recovery convergono entrambi verso un obiettivo comune: rendere l’organizzazione resiliente di fronte a eventi avversi. Eppure, si distinguono per l’ampiezza del perimetro (BC è globale, DR è più focalizzato) e per l’approccio (proattivo vs reattivo).
Come evidenziato dalle diverse normative (ISO 22301, NIS2, GDPR), la capacità di garantire la disponibilità e l’integrità delle informazioni passa sia attraverso la pianificazione strategica (BC) sia attraverso la predisposizione di procedure tecniche di ripristino (DR).











