Le tecnologie digitali possono offrire soluzioni ecosostenibili a diversi settori dell’economia e possono incidere in modo significativo.
Infatti, una stima riportata dalla UE valuta come rappresentino tra il 5% e il 9% del consumo globale di elettricità con tendenza in crescita con la digitalizzazione e le tecnologie emergenti come l’intelligenza artificiale, Internet delle cose (IoT) e blockchain. Secondo la UE, ciò potrebbe portare a un aumento problematico delle emissioni di gas serra in assenza di interventi adeguati.
Per questo motivo la UE stessa ha avviato studi sulle tecnologie e le politiche ad alta efficienza energetica, affrontando il problema del crescente consum energetico dovuto all’espansione dei servizi digitali in Europa. Servizi che interessano il cloud computing e i data center.
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Consumi energetici e correlate stime di crescita
Secondo il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (Aie) dedicato agli impatti energetici dell’IA, emesso ad aprile 2025, entro il 2030 la domanda energetica dei data center tenderà a raddoppiare gli attuali consumi.
Solo lo scorso anno, si evince ancora dal rapporto, i data center rappresentavano l’1,5% del consumo mondiale di elettricità, circa 415 terawattora, con stime di crescita fino a 945 terawattora entro il 2030 (un consumo di energia elettrica commisurabile all’intero Giappone, n.d.r.).
In effetti, le stime per la crescita del mercato dei data center sono in salita, motivate da esigenze di potenza di calcolo, di memoria, di infrastrutture abilitanti. E la sostenibilità deve far parte dell’equazione.
Le maggiori spinte energivore arrivano da Paesi come gli Stati uniti in cui gli investimenti per il potenziamento dei data center arrivano a cifre da capogiro. Ma a contenere iniziative che potrebbero danneggiare l’ambiente, ci sono regolamenti specifici a livello di singoli Paesi.
In Europa è la direttiva sull’efficienza energetica (EED – EU/2023/1791) quella che impone ai proprietari e agli operatori dei data center dei 27 Paesi membri di comunicare annualmente i dati relativi al consumo di energia e acqua a un database UE e la Direttiva UE sulla rendicontazione della sostenibilità aziendale (CSRD), secondo la quale, le aziende devono presentare report che includano la divulgazione delle proprie politiche e performance in materia di sostenibilità, compresi gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra.
Cosa significa data center green
Ripartendo dalle basi concettuali di un data center green, è bene chiarire cosa si intenda con questo termine.
Il green computing o green It è la pratica dell’informatica ecosostenibile. Si tratta di un approccio per la progettazione, produzione, utilizzo e smaltimento di asset digitali che sia talmente efficiente ed efficace da rendere minimo o nullo l’impatto sull’ambiente.
Il consumo di energia e l’impatto ambientale sono relativi non solo al funzionamento degli asset digitali ma anche alla manutenzione e smaltimento di un dispositivo elettronico.
Quindi avere obiettivi green significa ridurre il consumo energetico e bilanciare o eliminare il correlato inquinamento, ma anche raggiungere o rafforzare la responsabilità sociale d’impresa.
Inoltre, efficientare in ottica green, oltre alla salvaguardia ambientale, apporta anche altri benefici: miglioramenti nell’efficienza operativa e riduzioni dei costi che incide positivamente sull’efficienza economica aziendale.
Pur essendo molto specifici, i temi ambientali correlati alle operazioni IT riguardano direttamente il consumo energetico, perché, oltre all’elettricità per il funzionamento, si devono alimentare i sistemi secondari (raffreddamento, ventilazione, sistemi di sicurezza antincendio, sicurezza fisica eccetera).
Sono anche da considerare valorizzazioni di esaurimento delle risorse, perché la produzione di hardware IT consuma quantità significative di metalli e terre rare, la cui attività estrattiva e di lavorazione incide a livello ambientale per la distruzione dell’habitat e la produzione di inquinamento.
Un’altra voce riguarda i rifiuti elettronici (eWaste) che costituiscono la categoria che più cresce a livello mondiale, aggravato dal breve ciclo di vita di molti dispositivi digitali e dallo smaltimento improprio dei rifiuti elettronici che apporta sostanze tossiche con gravi rischi per l’ambiente e la salute.
Infine, la carbon footprint, ovvero l’impronta di carbonio: il settore IT ne produce molto in relazione al consumo diretto di energia e alla produzione e trasporto di prodotti elettronici.
Indagine World Bank su data cen ter green
Un documento emesso dalla World Bank, relativo alla trasformazione da operare per i data center in ottica green, affronta il tema l’impatto climatico dei data center con un “approccio circolare, basato sull’intero ciclo di vita: progettazione, produzione, approvvigionamento, gestione, riutilizzo, riciclo e smaltimento dei rifiuti elettronici”.
Secondo gli autori, si possono proporre sei dimensioni di intervento: “la prima riguardante i rischi climatici per i data center, le altre cinque dimensioni relative alla mitigazione dell’impatto climatico e ambientale dei data center.
Dimensioni da considerare anche nell’ambito delle strategie e dei requisiti per gli appalti pubblici e in politiche e normative più ampie per incoraggiare gli investimenti in data center ecosostenibili e aumentare la resilienza e l’efficienza delle infrastrutture esistenti”.
Ma è evidente come la singola azienda non abbia la forza di approcciare la sua trasformazione in modo così sistemico. Ecco come fare.
Come definire la trasformazione green
L’impatto energetico di consumi che i data center provocano a livello globale richiede una trasformazione.
Rendere un data center più ecosostenibile significa studiare il consumo energetico e di risorse della struttura e individuare i potenziali cambiamenti che possono fare la differenza. Sviluppare data center ecosostenibili deve diventare una priorità per le aziende di tutti i settori e in tutte le aree geografiche.
Come spesso avviene in altri settori, non si deve improvvisare, ma procedere in modo strutturato per rendere più sostenibile il proprio data center.
I passi più opportuni da seguire devono necessariamente valutare lo stato attuale e solo dopo aver valutato le esigenze e gli obiettivi di sostenibilità futuri, introdurre un piano per il gap di trasformazione da operare.
A livello pratico questo significa:
- monitorare l’utilizzo di base in termini di energia e risorse di data center usate giorno per giorno nell’attuale configurazione del data center e dei server in esso ospitati;
- intervenire sul dimensionamento corretto dei server per eliminare consumi inutili, ottimizzare e lasciare in funzione nei tempi appropriati solo i server collegati alle applicazioni e funzioni prioritarie, virtualizzando o dismettendo ciò che può essere messo a priorità minore;
- modificare la temperatura del data center al valore più appropriato per i consumi/server ottimizzati come spiegato nei primi due punti dell’elenco;
- riorganizzare il data center sulla base degli interventi illustrati nei primi due punti di questo elenco;
- sostituire le risorse più vecchie con quelle più efficienti introducendo un sistema di investimenti e ammortamenti infrastrutturali;
- investire in una gestione intelligente delle strutture (attraverso monitoraggio, misurazione e forecasting di potenziali esigenze anche a mezzo di appositi sistemi basati su AI che possano modellizzare e restituire interventi di efficientamento);
- esaminare tecnologie green alternative che possano portare a sostituzioni che massimizzino l’aspetto della sostenibilità;
- collaborare con fornitori e organizzazioni green che possano supportare l’organizzazione fornendo servizi specifici (come, per esempio, quelli elencati nei punti 5, 6 e 7).












