Una pericolosa vulnerabilità è stata recentemente scoperta nella versione desktop di WhatsApp per Windows. L’exploit, catalogato come CVE-2025-30401, ha permesso a malintenzionati di inviare file eseguibili mascherati da immagini o documenti innocui, sfruttando una debolezza nel modo in cui l’applicazione gestisce i file allegati.
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Come funziona la vulnerabilità in WhatsApp
Il problema nasce da una discrepanza tecnica tra il tipo MIME e l’estensione del file. WhatsApp mostrava i file ricevuti basandosi sul tipo MIME (che identifica il tipo di contenuto, ad esempio un’immagine JPEG o un file PDF), ma in realtà li eseguiva in base all’estensione reale del file (come .exe, .bat ecc.).
Questa incoerenza ha aperto la porta a potenziali attacchi: un criminal hacker poteva inviare un file .exe mascherato da .jpg, facendo sembrare all’utente che si trattasse di una semplice immagine. Una volta aperto, però, il file avrebbe potuto eseguire codice malevolo, compromettendo il sistema.
Gli effetti di un attacco riuscito potrebbero essere potenzialmente seri:
- Accesso remoto al computer dell’utente.
- Installazione di malware/ransomware.
- Furto di dati personali e credenziali.
Vulnerabilità in WhatsApp: la risposta di Meta
Meta, l’azienda proprietaria di WhatsApp, ha reagito prontamente rilasciando un aggiornamento di sicurezza che risolve il problema. La versione corretta è la 2.2450.6 (e successive).
La correzione include una modifica che rettifica il comportamento tra tipo MIME ed estensione del file, impedendo così l’esecuzione automatica di file pericolosamente camuffati.
Cosa devono fare gli utenti per difendersi
Per proteggersi da questi exploit occorre sempre:
- Aggiornare WhatsApp Desktop immediatamente all’ultima versione disponibile.
- Non aprire file sospetti ricevuti su WhatsApp, anche se sembrano provenire da amici o colleghi.
- Attivare la verifica in due passaggi su WhatsApp.
- Non condividere codici ricevuti via SMS.
- Utilizzare software antivirus aggiornati per monitorare eventuali attività sospette sul sistema.
- Prestare particolare attenzione ai file che presentano una doppia estensione (come ad esempio foto.jpg.exe).
Una lezione di cyber sicurezza
Questa vulnerabilità evidenzia ancora una volta quanto sia fondamentale mantenere i software aggiornati, conoscere i rischi legati agli allegati, avere un comportamento digitale prudente e informato.
Anche le app più utilizzate e apparentemente sicure possono contenere vulnerabilità gravi. È noto, infatti, come altre falle di sicurezza (zero-day e zero-click) della piattaforma siano state già sfruttate in incidenti concreti nel recente passato, consentendo agli attaccanti di infiltrarsi nei sistemi, raccogliere dati riservati o distribuire software dannosi come lo spyware Graphite di Paragon.
La sicurezza informatica deve essere pertanto una responsabilità condivisa, tra sviluppatori e utenti finali.
WhatsApp, terreno fertile per truffe sempre più ingannevoli
A causa della sua popolarità e all’enorme bacino di utenti, WhatsApp rappresenta un terreno fertile anche per truffe sempre più subdole e ingannevoli, progettate per colpire le persone facendo leva sulla fiducia e sull’ingenuità degli utenti. Tra queste spiccano ultimamente la “truffa della ballerina” e la “truffa del curriculum”.
La truffa della ballerina
La truffa della ballerina si presenta attraverso un messaggio apparentemente innocuo, spesso inviato da un contatto fidato. Nel testo si chiede di votare per una giovane ragazza, presentata come la figlia di un’amica, che partecipa a un concorso di danza.
Il messaggio include un link che, una volta cliccato, porta a una pagina in cui si richiede un codice ricevuto via SMS. Inserendo quel codice, però, si finisce per cedere l’accesso al proprio account WhatsApp, che viene immediatamente utilizzato dai criminali per continuare la truffa secondo il paradigma della catena di Sant’Antonio.
In realtà, infatti il truffatore avvia la procedura legittima di WhatsApp per il cambio del numero associato all’account della vittima, tentando così di prenderne il controllo e successivamente inviare i messaggi ingannevoli a tutti i contatti del malcapitato estendendo il target di azione.
La truffa del curriculum
La truffa del curriculum, invece, comincia con una chiamata da un numero sconosciuto. Una voce registrata informa la vittima che il suo curriculum è stato ricevuto e chiede di proseguire la conversazione su WhatsApp.
Qui inizia la vera manipolazione: vengono richieste informazioni personali, oppure si invita a cliccare su link malevoli o a pagare per fantomatici colloqui, corsi di formazione o falso trading. In realtà, nessuna reale opportunità di lavoro esiste ma lo scopo è solo quello di rubare dati e denaro.
Entrambe le truffe dimostrano quanto sia facile cadere in inganno quando il messaggio è confezionato ad arte.
Per proteggersi, anche in questi casi è fondamentale mantenere sempre alta l’attenzione e non cliccare su link sospetti, né mai condividere informazioni personali.