Il modo di fare guerra si evolve continuamente. Abbiamo visto, e il conflitto russo-ucraino ne è l’esempio dal suo scoppio, come le nuove tecnologie, applicate al campo militare, si sono sempre più affiancate a forme di conflitto passate, come la guerra di trincea e i campi minati.
Come ha affermato il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale di Corpo d’Armata Carmine Masiello, all’avvio dell’esercitazione Stella Alpina 24: “le operazioni di combattimento odierne hanno mutato forma e schemi sul campo. Da un lato abbiamo capacità e sistemi d’arma che ben conosciamo e sappiamo impiegare, ma che vent’anni di operazioni di supporto alla pace avevano messo nei depositi: carri, artiglierie, mezzi blindati; a questi si aggiungono forme di conflitto quasi dimenticate, come il combattimento in trincea e i campi minati. Dall’altro lato ci sono l’impiego di tecnologie avanzate come droni, missili ipersonici, munizioni intelligenti, sistemi d’arma che operano nello spazio elettromagnetico, nel dominio cibernetico e attraverso quello spaziale”.
“In sintesi”, conclude il Capo di Stato Maggiore, “un condensato di passato – il conflitto convenzionale su larga scala – e futuro – i domini emergenti e la tecnologia digitale – che pone allo strumento militare terrestre sfide decisamente complesse per fronteggiare le quali l’Esercito Italiano deve essere pronto”.
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L’esercitazione “Stella Alpina 24”
L’esercitazione di due settimane ai piedi della Marmolada, Stella Alpina 24, è stata organizzata per oltre 600 militari dell’Esercito Italiano provenienti da Reparti specializzati, per potenziare le capacità delle forze armate nel fronteggiare le nuove minacce degli scenari di guerra, che risentono del fattore tecnologico, e potenziare sicurezza e difesa.
Con questa esercitazione, le risorse hanno avuto modo di entrare in contatto con sistemi, mezzi ed equipaggiamenti già in uso o in corso di acquisizione, allo scopo di adattare lo strumento militare terrestre ai nuovi mezzi bellici e ai nuovi modi di combattere.
Le attività del 9° Reparto sicurezza cibernetica “Rombo”
Il 9° Reparto Sicurezza Cibernetica “Rombo”, coinvolto nella riconquista di una diga, all’interno dell’esercitazione, ha realizzato una rete combat e una bolla tattica multi-dominio, ossia “una serie di misure di protezione cibernetica ed elettromagnetica, per salvaguardare le unità, i sistemi e le connessioni tra di essi e conseguire la superiorità cyber e di gestione dello spettro elettromagnetico”.
In questo modo, il nostro Esercito acquisisce man mano strumenti e competenze in grado di affrontare il contesto futuro sempre più tecnologico e all’avanguardia.
Operazioni multi-dominio nella guerra elettronica
Il concetto di multi-dominio è stato presentato per la prima volta nel Concetto strategico 2020 del Capo di Stato Maggiore della Difesa e si è man mano affermato come principio base della struttura della Difesa italiana.
Ai domini terra e mare, quelli che sono stati teatro di tutti i conflitti fino alla prima decade del ‘900, si è aggiunto poi il dominio aereo, a seguito dell’attacco da un monoplano monomotore austriaco attraverso granate lanciate su alcuni villaggi libici durante la guerra tra Italia e Turchia (1911-1912), fino ai primi anni Novanta, in cui lo sviluppo tecnologico globalizzato ha portato le nuove tecnologie nelle mani delle masse, con la conseguenza che agli ambienti solo fisici, si sono affiancati anche quelli virtuali o elettromagnetici, come quello cibernetico e spaziale.
Da qui, il riconoscimento da parte della NATO del dominio cyber nel 2016 e di quello dello spazio nel 2019, che ha letteralmente ampliato il raggio d’azione della guerra.
L’ambiente che ne è scaturito è, appunto, un multi-dominio composto da tre dimensioni, quella fisica, quella cognitiva e quella virtuale e che non vede solo l’interconnessione tra i cinque domini operativi, ossia terra, mare, aria, cyber, spazio, ma anche tra questi e gli ambienti informativo ed elettromagnetico.
Le tecnologie multi-dominio
In risposta alla nuova dimensione del multi-dominio, il mondo della tecnologia deve fornire gli strumenti adatti a tutti i domini operativi.
L’azienda italiana leader nel settore sicurezza, Leonardo, ha trasformato “un’azienda che lavora per domini in una che lavora nel multi-dominio, all’interno di un continuum digitale”, come ha dichiarato il suo Amministratore Delegato e Direttore Generale, Roberto Cingolani, per rispondere alle esigenze degli attuali teatri operativi.
“L’elemento propulsore alla base di questa capacità tecnologica è la digitalizzazione, che permette l’interoperabilità tra le operazioni nei vari domini. Big data analysis, high performance computing, cloud, intelligenza artificiale, digital twin, connessioni a banda ultra-larga sono gli abilitatori strategici che consentono all’azienda di presidiare al meglio i nuovi scenari di sicurezza globale”, ha aggiunto Cingolani.
Senza dimenticare il campo della cyber security, che necessita di competenze specifiche per poter gestire la minaccia che può inficiare le infrastrutture informatiche e nello stesso tempo quelle fisiche, nel caso, per esempio, di un cyber attacco.
“La cyber security diventa dunque l’altra faccia della medaglia digitale: la necessità imprescindibile di proteggere le informazioni, i sistemi e le piattaforme secondo un approccio secure-by-design, per cui qualunque prodotto o processo deve “nascere sicuro”, cioè avere caratteristiche intrinseche di sicurezza cibernetica fin dalla fase di progettazione, per costruire un cyberspazio sicuro e resiliente. Il risultato di questa progressiva “contaminazione” tra digitale e manifattura è una forte accelerazione dell’evoluzione tecnologica che trasforma il singolo prodotto (l’elicottero, il satellite, il radar, l’elicottero, il drone) in un “sistema di sistemi” strettamente interconnesso con l’ambiente circostante, integrato con altre piattaforme, e multi-dominio, con un ambito applicativo sempre più esteso”.