INFRASTRUTTURE CRITICHE

I cavi sottomarini hanno un ruolo cruciale nell’era digitale: ecco i rischi geopolitici

I cavi sottomarini sono considerati le infrastrutture fondamentali dell’era digitale e dunque la loro protezione è fondamentale per la tutela della sicurezza nazionale e transatlantica. Ecco le principali vulnerabilità a cui sono esposti e come si stanno muovendo gli Stati per garantirne la resilienza

Pubblicato il 15 Nov 2022

Danilo Dell'Aria

Analyst, Hermes Bay

Carlo Pagani

Analyst, Hermes Bay

Cavi sottomarini i rischi geopolitici

Circa il 99% del traffico di dati intercontinentali viene trasmesso attraverso le infrastrutture dei cavi sottomarini, differenziate per tipologia d’uso e necessarie alle più importanti operazioni finanziarie, come il sistema SWIFT e alle telecomunicazioni.

I cavi sottomarini, posizionati sul fondale marino, di un lago o di un fiume, sono progettati per trasportare informazioni di rete, o energia elettrica, fra due sponde. Dal loro funzionamento dipendono non solo le comunicazioni, bensì tutte le operazioni che avvengono via web: transazioni finanziare, servizi sanitari e attività basate su data center.

Per queste ragioni, sono considerati infrastrutture fondamentali dell’era digitale e dunque la loro protezione è fondamentale per la tutela della sicurezza nazionale e transatlantica, per i rapporti fra Stati, attraverso le intercettazioni di dati e la possibilità di deviare le comunicazioni.

Il loro ruolo è cruciale anche dal punto di vista economico: solo nel settore finanziario, i cavi sottomarini trasportano ogni giorno circa 10 trilioni di dollari di trasferimenti finanziari.

Le vulnerabilità dei cavi sottomarini

Queste infrastrutture possono essere minacciate da fenomeni naturali che ne influenzano il funzionamento, come incidenti non intenzionali causati da navi o attacchi di squali, ma anche da guerra ibrida, terrorismo, pirateria o azioni belliche condotte da attori statuali e non, le cosiddette vulnerabilità fisiche.

Gli attori stranieri potrebbero attingere ai cavi per la raccolta di informazioni, lo spionaggio e la sorveglianza, ma anche tagliarli, causando gravi interruzioni all’economia, alle comunicazioni e alla vita sociale del “nemico”. Una seconda vulnerabilità dei cavi sottomarini è costituita dalla minaccia digitale, riguardante attacchi cibernetici o di rete.

Un’ulteriore vulnerabilità riguarda la loro collocazione geografica: avvolgendo il globo, tali infrastrutture devono essere posizionate anche in aree estremamente remote, potenzialmente accessibili a sottomarini o veicoli subacquei senza pilota, o in aree cardine in cui si intersecano i principali cavi, la maggior parte dei quali si colloca in acque internazionali.

Garantire la resilienza dei cavi sottomarini

Considerata la loro importanza per la sicurezza transatlantica, garantire la piena resilienza dei cavi sottomarini dovrebbe essere una priorità collettiva per gli Stati Uniti e i loro alleati e partner europei.

Sebbene i cavi siano gestiti, mantenuti e protetti privatamente, i Governi hanno la responsabilità di assicurarsi il monitoraggio dei progetti preventivamente, per evitare violazioni della sicurezza.

È, infatti, compito delle società delle telecomunicazioni, anche quelle tech, garantire la gestione e manutenzione delle infrastrutture, la cui sicurezza dipende dalle Leggi sul mare e dalla sorveglianza delle zone costiere da parte dello Stato di riferimento, mentre a largo delle coste la competenza pertiene alla marina militare.

Dunque, singolarmente gli Stati hanno già messo in atto procedure di protezione e contrasto, tuttavia, una governance geopolitica e globale sulla sicurezza delle infrastrutture critiche che supportano i flussi di dati, la connettività digitale e le reti di comunicazione mondiale, è ancora manchevole.

La normativa più importante in materia, a livello globale, è la Convenzione di Montego Bay del 1982 che corrisponde largamente al diritto internazionale consuetudinario.

Mentre i negoziati sui trattati internazionali che disciplinano i cavi sottomarini risalgono alla Convenzione internazionale per la protezione dei cavi telegrafici sottomarini del 1884, regime che attualmente fa parte della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare (UNCLOS).

Nel 2021 è entrato in operatività il comando NATO di Norfolk (JFCNF) che tra i propri compiti ha quello di proteggere le infrastrutture sottomarine, monitorando le potenziali minacce nell’Oceano Atlantico, tra gli Stati Uniti e l’Europa.

In Italia, la Marina Militare ha siglato un accordo con Sparkle, società italiana di telecomunicazioni controllata da Telecom Italia, allo scopo di difendere, monitorare e gestire le infrastrutture presenti sui fondali marini.

Sul versante politico, la questione è ancora più complessa, poiché le infrastrutture di cavi sottomarini interessano diversi ambiti di sicurezza: informatica, marittima, ambientale, trasformazione digitale e telecomunicazioni.

L’Unione Europea ha previsto un’ampia gamma di agenzie, tra cui l’Agenzia europea per la sicurezza marittima, l’Agenzia europea di controllo della pesca, l’Agenzia dell’Unione europea per la sicurezza informatica e diverse direzioni della Commissione europea, le quali sono quasi totalmente nelle mani del settore privato per ciò che concerne pianificazione, produzione, funzionamento e manutenzione dei sistemi.

La minaccia russa e cinese

La geopolitica delle tecnologie digitali, delle catene di approvvigionamento e delle infrastrutture critiche è sempre più legata all’evoluzione della rivalità tra grandi potenze.

Le minacce principali derivano da attività di sabotaggio e cyber spionaggio verso cavi incustoditi, avviate da entità statali, come Russia e Cina.

Ultimamente desta particolare preoccupazione l’incremento dell’attività sottomarina russa che, secondo i Governi occidentali, starebbe sondando le reti via cavo di comunicazione tra Europa e Stati Uniti, al fine di comprometterle, con conseguenze significative.

“Ora stiamo assistendo ad attività subacquee russe in prossimità di cavi sottomarini che non credo abbiamo mai visto. La Russia si sta chiaramente interessando alle infrastrutture sottomarine della NATO e delle nazioni della NATO”, ha affermato l’ammiraglio Andrew Lennon, comandante delle forze sottomarine dell’organizzazione.

“Se la relativa debolezza della posizione russa rende improbabile un conflitto convenzionale con la NATO, i cavi in fibra ottica possono essere un obiettivo per la Russia. Dovremmo prepararci a un aumento delle azioni ibride in campo marittimo, non solo in Russia, ma anche in Cina e Iran”, sottolinea l’ex comandante delle forze alleate della Nato, l’ammiraglio americano James G. Stravridis.

La Cina, da parte sua, ha indirizzato consistenti investimenti alla realizzazione e messa in posa di cavi sottomarini, con l’obiettivo di conquistare un proprio spazio nel dominio sottomarino, sia plasmando il traffico internet globale, sia sabotando o distruggendo cavi sottomarini con la sua potenza militare.

Unione Europea e Stati Uniti continuano la cooperazione in questo ambito, soprattutto in luce degli ultimi avvenimenti relativi al Nord Stream, sul versante dalla distribuzione e dell’approvvigionamento energetico, un’ulteriore vulnerabilità del dominio sottomarino.

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