Google ha dovuto posticipare il debutto del suo chatbot Bard in Europa, a causa delle perplessità espresse dalla Commissione Irlandese per la protezione dei dati (DPC) in merito al fatto che il chatbot non rispetti le norme europee sulla protezione dei dati.
Considerato da molti un’alternativa a ChatGPT di OpenAI, Google Bard era stato introdotto per la prima volta nel febbraio di quest’anno negli Stati Uniti come “un servizio sperimentale di intelligenza artificiale conversazionale”: accolto fin da subito con grande entusiasmo, successivamente qualcosa ha cominciato ad andare storto, fino ad arrivare ai dubbi espressi dal Garante irlandese, che ne hanno bloccato il lancio in Europa.
La privacy di ChatGpt interessa tutta l’Europa, interviene l’EDPB: ecco perché
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Google Bardi in Europa: le ragioni del posticipo
Secondo quanto dichiarato da Graham Doyle, vicecommissario della Commissione irlandese per la protezione dei dati, Google si è limitata a informare il DPC in maggio dell’intenzione di lanciare Bard in Europa, senza però fornire informazioni sufficienti a garantire il corretto funzionamento del chatbot in accordo con le norme europee della protezione dei dati, in primis il Regolamento 2016/679 (GDPR).
Più nello specifico, a preoccupare il DPC sarebbero stati la gestione delle informazioni per addestrare i modelli di AI, i requisiti di trasparenza, la disinformazione generata dall’intelligenza artificiale e la sicurezza dei minori. “Il DPC non ha avuto alcun briefing dettagliato di una DPIA (Data Protection Impact Assessment, o Valutazione d’Impatto sulla Protezione dei Dati) o di alcuna documentazione di supporto”, ha dichiarato Doyle.
“Ciò ha sollevato una serie di ulteriori domande sulla protezione dei dati raccolti Google, per le quali è necessario attendere una risposta e Bard non verrà dunque reso disponibile. La questione è in corso di esame da parte del DPC e noi condivideremo le informazioni con le altre Autorità di Protezione Dati (DPA) non appena riceveremo ulteriori risposte alle nostre domande”.
Da parte sua, Google ha dichiarato che: “A maggio abbiamo annunciato di voler rendere Bard disponibile in un maggior numero di aree del mondo, compresa l’Unione Europea, e di volerlo fare in modo responsabile, confrontandoci con esperti, autorità di regolamentazione e policy maker. Nell’ambito di questo percorso, ne stiamo discutendo con gli enti regolatori della privacy, per ascoltare le loro osservazioni e rispondere alle loro domande”.
Il caso ChatGPT in Italia
Non è la prima volta che l’IA subisce uno stop in Europa per problemi relativi alla privacy: è infatti storia recente la limitazione temporanea di ChaptGPT in Italia a seguito del provvedimento del Garante italiano, ancora per motivi legati alla trasparenza, ai rischi relativi alla disinformazione e alla sicurezza dei minori.
Se Google vorrà lanciare il proprio chatbot in Europa dovrà fornire tutta la documentazione necessaria a garantire la conformità con le norme sulla protezione dei dati personali europee.
Google Bard, ChatGPT e AI generative alla luce dell’AI Act
Al momento, il DPC ha affermato di non essere in grado di indicare potenziali date per l’attivazione di Bard, e a ciò si aggiunge il fatto che pochi giorni fa, il 14 giugno, il Parlamento europeo ha votato per approvare regole intese a garantire la sicurezza dell’IA e in grado di imporre requisiti di trasparenza, garanzie sul copyright e impegni a non generare contenuti illegali, dando via libera all’ Artificial Intelligence Act (AI Act), che regolerà l’Intelligenza Artificiale nel rispetto dei diritti e dei valori dell’Unione Europea, la cui approvazione definitiva è attesa, a questo punto, per fine anno.
Dal canto suo Helen Dixon, la commissaria della DPC irlandese, ha apertamente dichiarato che l’uso dell’IA va regolamentato, ma prima è necessario “capire come farlo”.
Pertanto, se i tempi si allungheranno, Google potrebbe ben presto trovarsi a dover dimostrare la conformità del proprio chatbot non solo sulla base del GDPR, ma anche sull’imminente AI Act, perché sembra chiaro che fino a quando i garanti europei non saranno certi che i dati dei cittadini saranno al sicuro, il chatbot di Google non supererà i confini del vecchio continente.
Che cosa è Google Bard
Progettato da Google per integrare il proprio motore di ricerca, e disponibile in tre lingue in 180 paesi (di cui nessuno però sito in Europa), è basato su PaLM 2, un modello linguistico di grandi dimensioni, in grado di generare risposte alle domande e alle richieste di un utente: pertanto, può essere utilizzato per vari scopi, come ad esempio creare bozze, fare brainstorming di idee, generare riassunti di testi anche complessi, oltre ad essere in grado di conversare su argomenti generali.
Pur non essendo un motore di ricerca, può fornire collegamenti ad altre risorse, attraverso l’uso di internet e dei motori di ricerca, in primis quello di Google. L’azienda ha anche annunciato che nei prossimi mesi Bard sarà in grado di generare immagini a partire dalle richieste di un utente, attraverso un plug-in di Adobe.
Google Bard vs OpenAI ChaptGPT
Sia Bard che ChaptGPT sono strumenti progettati per fornire risposte simili a quelle umane, ma con alcune differenze: mentre Bard può attingere a internet e al motore di ricerca di Google per fornire risultati, le risposte di ChaptGPT provengono solo dalla sua base di conoscenza, limitata alle informazioni precedenti a settembre 2021.
Inoltre, Bard fornisce diverse risposte alla stessa domanda, mentre ChaptGPT fornisce un’unica risposta per ogni richiesta dell’utente.
Mentre ChaptGPT è in grado di ricordare le conversazioni precedenti, ed attingere ad esse, la capacità di Bard di conservare il contesto delle conversazioni è al momento limitata.
Le prime difficoltà
“Una delle opportunità più entusiasmanti è il modo in cui l’IA può approfondire la nostra comprensione delle informazioni e trasformarle in conoscenze utili in modo più efficiente, rendendo più facile per le persone arrivare al cuore di ciò che stanno cercando e portare a termine le cose”, ha spiegato Sundar Pichai, CEO di Alphabet, capogruppo di Google, in occasione del lancio di Bard.
Ma le cose non sono andate come previsto. Una risposta errata di Bard a una domanda ha coinciso con un calo di 120 miliardi di dollari, circa il 10% del valore di mercato di Alphabet, anche se le azioni della società si sono successivamente riprese.
Altri grattacapi per Google sono poi derivati da perplessità inerenti a questioni legate al copyrights e all’utilizzo di una tecnologia talmente innovativa da non poter, oggi, essere considerata affidabile.