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Esercito cyber italiano: ecco da cosa dipenderà il successo della difesa digitale



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La decisione rimarca la necessità di presidiare il cyber spazio, riconosciuto come il quinto dominio di guerra. Ecco le cifre previste, obiettivi, strategie e criticità da superare nella Difesa cyber

Pubblicato il 20 ott 2025



sercito cyber italiano: la difesa cibernetica deve integrare

L’esercito cyber italiano prevede circa 1.500 unità, pronte ad intervenire con un organico autonomo, attivo 24rore al giorno e multidisciplinare.

L’obiettivo del ministro della Difesa Guido Crosetto consiste nel difendere le infrastrutture critiche, proteggere la sicurezza informatica nazionale, coordinando le risposte a minacce cyber e ibride.

“L’iniziativa mira a rafforzare la difesa cibernetica integrando ulteriori competenze cyber nell’apparato militare del nostro Paese”, commenta Pierluigi Paganini, analista di cyber security e Ceo Cybhorus.

“In prima battuta diciamo che era strano non ci fosse già”, continua Alessandro Curioni, Fondatore di DI.GI Academy, specializzato in Information Security & Cybersecurity: “Da anni infatti il cyber è il quinto dominio dei conflitti e lentamente ha pervaso gli altri quattro”.

Ma se le opportunità di questa strategia sono evidenti, non bisogna sottovalutare le criticità dell’operazione.

Esercito cyber italiano: cosa sappiamo

L’Italia si doterà di un esercito cyber per mettere in sicurezza il dominio digitale, al pari di terra, mare, aria e spazio. Secondo Paganini, “la decisione rimarca la necessità di presidiare il cyberspazio, riconosciuto come il quinto dominio di guerra. Uno spazio immateriale teatro permanente di operazioni di spionaggio, sabotaggio e disinformazione“.

La cyber trincea della guerra ibrida avrà dunque anche il sostegno di esperti esterni, specialisti in grado di affrontare hacker, soprattutto attaccanti nation-state o di sferrare contrattacchi. Anche perché “probabilmente delle forze armate non attrezzate in questo ambito finirebbero per perdere la guerra ancora prima che venga sparato il primo colpo“, suggerisce Curioni.

L’obiettivo della Difesa digitale consiste nel rispondere agli attacchi hacker, che oggi provengono soprattutto da attaccanti filo-russi (che supportano in funzione anti Ucraina) il governo di Vladimir Putin a Mosca o filo-cinesi.

Le minacce informatiche o ibride si sono moltiplicate dall’ invasione russa dell’Ucraina. “Queste minacce non sono confinate ad uno spazio digitale e possono minare dalle fondamenta le democrazie occidentali”, mette in guardia Paganini.

Obiettivi, strategie e problematiche della Difesa cyber

“In un contesto di guerra ibrida, le capacità cibernetiche coadiuvano ed amplificano l’efficacia delle operazioni militari. Nuovi attori, seppur con risorse limitate, possono minacciare l’Europa ed i suoi alleati”, avverte Paganini.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha sottolineato che mentre la frontiera Est subisce anche attacchi coi droni, che bloccano le attività aeroportuali, tutta l’Europa deve in maniera esponenziale fronteggiare cyber attacchi sferrati contro le proprie infrastrutture critiche, avendo le mani legate. Invece serve un esercito cyber anche per contrattaccare.

La roadmap del ministro Crosetto mette sotto lo stesso ombrello difensivo “la difesa aerea, la mobilità militare, i sistemi di artiglieria, il cyber, l’IA e la guerra elettronica, i missili e le munizioni, i droni e le misure anti-drone, i reparti di terra e di mare e gli strumenti strategici”.

Le due principali criticità

I problemi sono due: competenze e tecnologie. “Per le prime ci vorrà molto tempo e risorse”, avverte Curioni: “Le seconde hanno lo straordinario difetto di essere praticamente tutte straniere e intendo dire non europee. Questo problema non ha soluzione e, considerando la particolare natura dei sistemi cyber, che non sono prroprio neutrali (vedi chiusura dello Sharepoint dell’esercito israeliano da parte di Microsoft) potrebbe risultare una spada di Damocle per il nostro esercito cyber“.

La mancanza di una sovranità digitale europea è dunque uno scoglio insormontabile oggi. Ma bisogna affrontare questo nodo, a livello europeol, quanto prima. “L’esercito cyber rappresenta una svolta per la sovranità digitale, ma affronta sfide significative, in primis la frammentazione dei poteri tra varie agenzie nazionali”, conferma Paganini.

La costituzione di un esercito cyber presenta dunque non poche difficoltà, “soprattutto sul piano organizzativo“, mette in guardia Paganini: “Ritengo che più di una costituzione ex-novo si tratti di una riorganizzazione importante delle competenze che già oggi sono presenti all’interno delle nostre milizie e che talvolta non riescono ad operare in modo armonico e strutturato”.

Infine “esistono possibili rischi legali ed etici legati allo sviluppo di capacità offensive, da sempre al centro di un acceso dibattito da parte delle comunità internazionale”, conclude Paganini: “Il successo dipenderà da sinergia pubblico-privata, competenze disponibili e capacità politica di integrare il cyber nella strategia nazionale”.

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