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Data center, lo stato dell’arte a livello globale: vince la resilienza



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Uptime Institute ha pubblicato il nuovo Global Data Center Survey 2025 che analizza lo stato attuale del settore: assieme alla capacità di affrontare i cambiamenti, emergono diverse sfide attuali e future. Ecco quali

Pubblicato il 22 ott 2025

Federica Maria Rita Livelli

Business Continuity & Risk Management Consultant, BCI Cyber Resilience Committee Member, CLUSIT Direttivo, ENIA Comitato Scientifico



data center

Il Global Data Center Survey 2025 dell’Uptime Institute, pubblicato ad agosto 2025, fornisce un’immagine di un settore innovativo, ma sotto pressione per: costi in aumento, vincoli energetici e la crescente domanda di Intelligenza Artificiale (IA).

Inoltre, gli operatori si trovano ad affrontare sfide legate a disponibilità, efficienza, personale, ritardi nella supply chain e rapidi cambiamenti tecnologici durante l’espansione e la modernizzazione.

Il sondaggio – condotto online da aprile 2025 a maggio 2025 – si basa sulle risposte di oltre 800 proprietari e operatori di data center, chiedendo loro di identificare le principali preoccupazioni del loro team di gestione relative all’infrastruttura digitale.

È interessante evidenziare che, quest’anno, sono state aggiunte nuove opzioni di risposta per riflettere le sfide in evoluzione in termini di: disponibilità di energia, interruzioni della catena di approvvigionamento, domanda di IA.

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Il sondaggio rivela che, sebbene i costi rimangano la principale preoccupazione (38%), cresce al 36% la quota di operatori fortemente preoccupati dalla pianificazione dei requisiti di capacità dei data center, in aumento di nove punti percentuali dal 2023, a causa di costi crescenti e complessità legate a volatilità del mercato, instabilità geopolitica e problemi nelle forniture.

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Migliora il PUE (Power Usage Effectiveness)

Il PUE (Power Usage Effectiveness) misura l’efficienza energetica di un data center e si ottiene dividendo l’energia totale consumata dal data center per quella impiegata dalle apparecchiature IT, con valori più vicini a 1 che indicano maggiore efficienza.

Secondo quanto emerge dal sondaggio di Uptime Institute, nel 2025, il PUE medio annuo degli intervistati è stato pari a 1,54, valore simile agli anni dal 2014 in poi, i.e. quando gli operatori hanno implementato per la prima volta i cambiamenti più pratici ed economici.

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Report di sostenibilità: scarsità di dati

In alcune aree geografiche, politiche più “laissez-faire” stanno riducendo la raccolta dati. È doveroso evidenziare che, nel 2024 la SEC statunitense ha sospeso l’obbligo di segnalare il rischio climatico, incluse le emissioni GHG; mentre, la Commissione europea ha posticipato, con il “Pacchetto Omnibus”, la rendicontazione delle emissioni secondo la direttiva sulla sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive-CSRD) e punta a esentare molte organizzazioni (meno di 1.000 dipendenti).

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L’impatto dell’innovazione

L’integrazione dell’Intelligenza Artificiale generativa (IA gen) e di altre tecnologie nelle applicazioni aziendali sta aumentando, favorendo investimenti nei data center, oltre a generare aspettative di nuove funzionalità basate sull’intelligenza artificiale nelle operazioni delle strutture.

La diffusione dell’IA mette in evidenza sia i suoi benefici sia i limiti nel lavoro e le sfide legate al suo utilizzo. Esistono diversi tipi di intelligenza artificiale, ognuno con propri livelli di trasparenza e affidabilità rispetto ai LLM.

Inoltre, le applicazioni basate su IA vengono utilizzate nella gestione dei data center e il settore sta introducendo tali tecnologie in modo progressivo e attento.

Nel 2025, i principali motivi per adottare software di intelligenza artificiale nei data center restano: migliorare l’efficienza (58%), ridurre gli errori umani (51%) e aumentare la produttività del personale (48%).

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Resilienza e interruzioni, quale scenario

Gli operatori dei data center mantengono la resilienza come priorità assoluta, investendo costantemente in: sistemi ridondanti, manutenzione preventiva e procedure operative ottimali.

È doveroso evidenzia che, nonostante questi sforzi, le interruzioni del servizio rappresentano ancora una sfida significativa, aggravata dalla crescente complessità infrastrutturale e dall’aumento delle richieste di capacità.

Inoltre, la situazione è ulteriormente complicata da fattori esterni incontrollabili, come eventi meteorologici estremi e problemi di rete, che negli ultimi anni hanno mostrato un impatto più severo sui sistemi.

Dal sondaggio di Uptime Insitute si evince, altresì, che per gli operatori l’analisi e il monitoraggio delle interruzioni presentano sfide intrinseche complesse dato che la definizione stessa di interruzione, la valutazione della sua gravità e l’identificazione delle cause scatenanti variano considerevolmente tra diverse strutture, rendendo difficile una standardizzazione dei processi.

Il problema è aggravato dalla tendenza a sottostimare l’impatto delle interruzioni o a comunicare informazioni limitate sui guasti, creando una carenza di trasparenza che impedisce al settore di apprendere efficacemente dalle esperienze passate per prevenire incidenti simili.

È interessante evidenziare che i dati di Uptime Institute rivelano, altresì, una tendenza incoraggiante: le interruzioni significative dei data center stanno diminuendo in frequenza rispetto alla crescita complessiva del settore IT.

Tale miglioramento si mantiene nonostante l’aumento della copertura mediatica sui guasti dei data center, fenomeno che riflette non un peggioramento delle prestazioni, bensì la crescente visibilità e importanza critica dell’infrastruttura digitale nella società moderna.

Si ritiene che il mantenimento di questi progressi richiederà un impegno costante da parte degli operatori, che devono affrontare una serie di sfide emergenti.

Inoltre, l’invecchiamento delle infrastrutture di rete, l’intensificarsi degli eventi meteorologici estremi e l’esplosione delle richieste di elaborazione – particolarmente quelle legate all’IA – stanno mettendo sotto pressione sia i sistemi di alimentazione sia i processi operativi.

Ancora, sebbene le nuove soluzioni basate su architetture distribuite e software-defined offrano prospettive promettenti, introducono anche nuovi livelli di complessità e potenziali rischi, minacciando i guadagni di resilienza conquistati dal settore.

Le interruzioni continuano a diminuire

L’indagine di Uptime Institute conferma, per il quinto anno consecutivo, una tendenza positiva nella riduzione della frequenza delle interruzioni significative nei data center. Nel 2025, la percentuale di operatori che hanno sperimentato almeno un’interruzione di impatto nei loro impianti negli ultimi tre anni è scesa al 50%, registrando un modesto calo rispetto al 53% dell’anno precedente.

Crescente criticità dei servizi digitali

I costi associati alle interruzioni, nonostante la riduzione della frequenza, rimangono elevati a causa della crescente importanza dei servizi digitali nella società contemporanea.

Di fatto, l’integrazione sempre più profonda della tecnologia digitale nella vita quotidiana ha drasticamente ridotto la tolleranza verso i tempi di inattività. Tale dipendenza crescente amplifica l’impatto delle interruzioni, creando un “effetto domino” più esteso che coinvolge un numero maggiore di utenti e di servizi interconnessi, con conseguenti accordi di servizio più stringenti, garanzie di uptime più rigorose e sanzioni economiche più severe in caso di disservizi.

Sfide nell’identificazione delle cause

L’analisi delle cause scatenanti le interruzioni rappresenta un elemento cruciale per minimizzare i rischi di downtime e ottimizzare gli investimenti in sicurezza. Tuttavia, tale processo di identificazione si rivela particolarmente complesso a causa della natura interconnessa dei sistemi moderni, dove i guasti coinvolgono spesso multiple componenti interdipendenti che possono mascherare il trigger iniziale, rendendo difficile tracciare la sequenza causale degli eventi.

Problemi di alimentazione e trend in evoluzione

I problemi di alimentazione elettrica si confermano la principale causa delle interruzioni di grande impatto, responsabile del 45% degli incidenti nel 2025, con i guasti degli UPS (Uninterruptible Power Supply – Gruppi di continuità) che rappresentano la fonte più comune (42%), seguiti dai problemi degli interruttori di trasferimento (36%) e dai guasti dei generatori (28%). Nonostante ciò, si registra una significativa diminuzione rispetto al 54% del 2024, invertendo una tendenza al rialzo osservata dal 2020.

È opportuno evidenziare che tale miglioramento potrebbe riflettere l’efficacia degli investimenti recenti nella ridondanza elettrica e nei progressi delle architetture di resilienza distribuite e software-based.

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Cloud e provisioning

Negli ultimi vent’anni, le aziende hanno adottato un approccio ibrido per gestire l’IT mission-critical, combinando soluzioni cloud, servizi di colocation e data center proprietari. Ne consegue che la diversità dei carichi di lavoro e dei metodi di misurazione rende complesso determinare con precisione la distribuzione esatta di questo utilizzo.

Nel 2025, la percentuale di carichi di lavoro IT ospitati in strutture off-premise rimane stabile al 55% rispetto all’anno precedente, con proiezioni che indicano una crescita modesta al 58% entro il 2027.

Inoltre, anche se la percentuale di IT nei data center di proprietà è calata negli ultimi cinque anni, questi restano l’opzione principale per ospitare carichi di lavoro IT.

Il sondaggio di Uptime Institute conferma che l’approccio IT ibrido guida la crescita delle strutture off-premise, consentendo alle organizzazioni di scegliere la soluzione migliore per ogni carico di lavoro. Inoltre, molti carichi di lavoro sono già stati o saranno spostati dagli ambienti locali al cloud e alla colocation.

Va sottolineato che poche grandi organizzazioni sono disposte a trasferire completamente tutti i carichi di lavoro dai propri data center, principalmente a causa di preoccupazioni legate alla sovranità dei dati e ai vincoli normativi che rimangono prioritari.

Tuttavia, sussiste una considerazione economica fondamentale: i data center aziendali diventano antieconomici quando operano significativamente al di sotto della loro capacità ottimale, creando un equilibrio delicato tra efficienza operativa e controllo diretto delle risorse IT.

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AAA: personale cercasi

Il sondaggio dell’Uptime Institute rivela che, pur persistendo la carenza di manodopera nel settore dei data center, la situazione non è peggiorata grazie all’implementazione di strategie più efficaci di formazione e reclutamento.

Tuttavia, le difficoltà nell’assumere e trattenere personale qualificato rimangono diffuse e richiedono un impegno costante per attrarre talenti da diverse fonti e gruppi di candidati.

Evoluzione delle competenze richieste

Rispetto agli anni precedenti, si sono verificati cambiamenti significativi nelle lacune di competenze che interessano ruoli lavorativi diversi. Attualmente si registra una maggiore necessità di candidati specializzati nella gestione delle operazioni, mentre la carenza di personale qualificato nei settori elettrico e meccanico continua a rappresentare una sfida considerevole per il settore.

Persistenti difficoltà di assunzione e retention

Gli operatori confermano che assumere e trattenere il personale rimane complesso quanto negli ultimi due anni. Quasi la metà degli operatori (46%) segnala difficoltà nel trovare candidati qualificati per le posizioni vacanti, mentre più di uno su tre (37%) fatica a mantenere stabile il proprio organico, evidenziando come il problema sia duplice.

Cause della carenza e dinamiche di mercato

La carenza deriva da una combinazione di fattori: l’aumento della domanda di lavoratori specializzati e la perdita di personale già formato. Tuttavia, un aspetto interessante emerso è che questi lavoratori generalmente non abbandonano il settore dei data center, ma si spostano verso opportunità migliori all’interno dello stesso ambito professionale.

Il fenomeno del “bracconaggio” e le sue conseguenze

La maggior parte degli operatori che lottano con la retention del personale riferisce che i loro dipendenti vengono assunti dai concorrenti piuttosto che lasciare completamente il settore.

Questo suggerisce che il personale è soddisfatto del lavoro nei data center ma cerca benefici migliori, come stipendi più elevati o orari più flessibili.

Il “bracconaggio” di lavoratori da altri data center è diventato una pratica diffusa e popolare, ma rappresenta solo una soluzione a breve termine per soddisfare le necessità immediate di personale.

Di fatto, il bacino di manodopera del settore è già naturalmente limitato, e le assunzioni dai concorrenti alimentano un circolo vizioso che genera maggiore turnover, aumenta i costi del lavoro e distoglie risorse preziose da programmi che potrebbero creare una pipeline di talenti più solida e sostenibile nel lungo periodo.

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Conclusione

Il Global Data Center Survey 2025 di Uptime Institute rivela un settore maturo ma dinamico, che ha dimostrato capacità di adattamento e miglioramento continuo. Le sfide identificate – dai costi crescenti alla carenza di personale, dalla complessità infrastrutturale alle pressioni ambientali – non rappresentano ostacoli insormontabili, ma opportunità per ridefinire gli standard dell’industria.

Pertanto, in futuro sarà sempre più necessario avere una visione olistica che integri innovazione tecnologica, sostenibilità ambientale, sviluppo delle competenze e resilienza operativa in un modello di business sostenibile e scalabile.

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