SICUREZZA INFORMATICA

Governance, risk management e compliance, un approccio integrato

Come evitare gli errori di una gestione non ottimizzata e non orientata alle priorità che discendono dagli obblighi normativi e dai rischi di sicurezza

Pubblicato il 23 Feb 2023

Alessia Valentini

Giornalista, Cybersecurity Consultant e Advisor

governance

Le aziende pubbliche e private devono far fronte a crescenti obblighi di conformità associati a leggi, regolamenti e standard di cybersecurity. Soddisfare i requisiti di diversi framework di controllo internazionali quali ISO 27000, NIST, GDPR può essere costoso e oneroso a causa della sovrapposizione e complementarità degli stessi.

La Governance, Risk and Compliance (detta anche GRC) ha l’obiettivo di rilevare, analizzare, monitorare e indirizzare i rischi di un’organizzazione con l’obiettivo ultimo di rendere l’azienda conforme alle best practices internazionali del settore di competenza.

La principale sfida alla base di questa materia, GRC, è l’integrazione delle tre aree che la compongono Governance, Risk e Compliance, generalmente trattate in silos, ma soprattutto adeguare i requisiti di conformità richiesti dagli standard internazionali alle diverse realtà aziendali, grandi organizzazioni e piccole e medie imprese.

Introduzione al GRC

L’acronimo GRC, abbreviazione di Governance, Risk management e Compliance, rappresenta la gestione dei processi aziendali, l’analisi dei rischi e racchiude le attività di conformità normativa.

Il termine è stato creato dall’OCEG (originariamente chiamato “Open Compliance and Ethics Group” un’organizzazione e una comunità globale senza scopo di lucro n.d.r.), come riferimento abbreviato alle capacità che devono essere applicate insieme per raggiungere una prestazione aziendale che sia affidabile e permetta di affrontare l’incertezza agendo con integrità.

Il GRC non vuole appesantire l’azienda con prassi burocratiche ma anzi sostenere e migliorare i processi aziendali evitando che i diversi obiettivi aziendali strategici siano affrontati ciascuno separatamente dagli altri generando costi elevati, mancanza di visibilità sui rischi, incapacità di affrontare i rischi di terze parti, difficoltà a misurare la performance in funzione del rischio.

Quindi è molto importante occuparsi di risk management e governance come un approccio integrato perché le scelte di governance sono necessariamente influenzate dall’analisi dei rischi e delle opportunità/minacce cui l’organizzazione è esposta; con una metodologia di risk management adeguata, infatti, l’organizzazione può valutare l’impatto di un evento avverso e stabilire la strategia migliore per mitigarlo per garantire la continuità operativa dell’azienda ed evitare una interruzione del business.

Fabio Saulli Direttore di Cyber Partners in proposito chiarisce che: “nella cyber security l’approccio integrato è maggiormente necessario per via del fatto che spesso si tende a sottovalutarne il rischio, non essendo un rischio percepito dal business come “diretto” come possono essere il rischio di mercato o quello normativo. La sottovalutazione riguarda sia la probabilità che la propria organizzazione sia presa di mira rispetto ad altre aziende considerate più visibili, sia l’impatto del rischio sulle operations aziendali perché si tende a pensare che il reparto IT possa sistemare ogni tentativo di intrusione illecito nei sistemi aziendali. L’approccio integrato si pone quindi come linea guida in queste casistiche, perché passando per una raccolta di dati ad una analisi dei problemi aziendali arriva a definire un approccio di gestione e governo dei processi in modo tale da guidare l’organizzazione nelle proprie scelte in modo consapevole, avendo a disposizione informazioni affidabili”.

Best practices di approccio al GRC

Per adottare un approccio al GRC che sia metodologicamente valido l’OCEG ha reso disponibile il GRC Capability Model spesso noto come OCEG red Book, uno standard open source che integra le varie sotto-discipline di governance, rischio, audit, conformità, etica/cultura e IT in un approccio unificato. Il modello si compone di quattro componenti principali:

  1. conoscere il contesto dell’organizzazione, la cultura e le principali parti interessate per informare gli obiettivi, la strategia e le azioni;
  2. allineare la strategia con gli obiettivi e le azioni con la strategia, utilizzando un processo decisionale efficace che affronti valori, opportunità, minacce e requisiti;
  3. compiere azioni che promuovono e premiano le cose desiderabili, prevengono e rimediano alle cose indesiderabili e rilevano quando qualcosa accade il prima possibile;
  4. rivedere l’efficacia progettuale e operativa della strategia e delle azioni, nonché l’adeguatezza continua degli obiettivi per migliorare l’organizzazione.

Seguendo il modello metodologico, prima di avviare una iniziativa di GRC è necessario stabilire degli obiettivi, per concretizzare azioni efficienti verso i decisori.

Infatti, le aziende che affrontano il tema GRC senza aver preventivamente stabilito una strategia, si trovano spesso a dover inseguire le problematiche derivanti dalla parcellizzazione dei controlli, dalla duplicazione dei processi di verifica in base a diverse normative o standard cui l’azienda deve o intende sottostare e a dover impegnare molto effort nella raccolta e nell’analisi dei dati necessari a comporre quegli indicatori (Key Performance Indicators (KPI) e/o Key Risk Indicator (KRI)) necessari al management per avere una percezione corretta di come l’azienda stia funzionando e dove è necessario intervenire, anche con investimenti, per il miglioramento continuo.

Fabio Saulli spiega che: “partire quindi dalla pianificazione strategica dei processi di Governance, Risk & Compliance è un investimento in termini di tempo e risorse che porta a indubbi benefici, il principale è quello di poter avere a disposizione in tempo reale le informazioni necessarie a guidare l’azienda sapendo che queste sono attendibili”.

Per favorire il cambiamento verso un approccio integrato fra processi, persone, tecnologie è necessario operare delle scelte metodologiche e accorgimenti pratici dettati dalla pratica e dall’”esperienza sul campo”.

Per sviluppare un progetto di GRC è necessario avere una vision più ampia del solo approccio tecnologico che pure è importante: il costante aumento della complessità del quadro normativo, degli standard di riferimento che introducono controlli più stringenti e dei rischi connessi alle attività e ai processi di business che sempre più si basano su sistemi informativi esposti sul Web porta alla necessità di affrontare la tematica della Governance in modo strutturato, coinvolgendo i processi aziendali e le persone, utilizzando in aggiunta un adeguato supporto tecnologico di tool in grado di favorire flessibilità e adattabilità alle esigenze aziendali, che per loro natura sono dinamiche e variabili nel tempo.

Fabio Saulli in questi casi suggerisce come le tecnologie e i tool a supporto debbano costituire lo snodo centrale di gestione dei sistemi GRC, evitando la creazione di silos o la ripetizione di controlli derivanti da normative o standard che si intrecciano e si sovrappongono anche parzialmente, garantendo infine l’accesso alle informazioni in base alle necessità derivanti dal ruolo ricoperto.

In più tali strumenti devono essere in grado di sintetizzare ed accorpare o affiancare indicatori di tipo Key Performance Indicators (KPI) e/o Key Risk Indicator (KRI) di diversa natura, spesso provenienti da aree aziendali diverse, costruiti con modalità e tool diversi e governati da “owner” (proprietari interni dei dati N.d.R) diversi.

Tool a supporto per la hybrid analytics: un esempio di mercato

Fabio Saulli introduce un tool in uso e di proprietà di Cyber Partners, HOLOS, che sfruttando dati e software già presenti in azienda, fornisce un Sistema di Supporto alle Decisioni che basa la sua efficacia sulla capacità di raccogliere, correlare e sintetizzare le informazioni per una rappresentazione reale dei fenomeni aziendali. L’obiettivo di HOLOS è quello di offrire una soluzione completa, costituita da prodotti software che implementano una metodologia, utile a migliorare la gestione dei processi aziendali primari attraverso una migliore e più efficiente governance del rischio e del rischio di vulnerabilità come componente sempre più importante del rischio operativo complessivo.

Gli attacchi vengono spesso effettuati attraverso lo sfruttamento combinato di più canali, per ottenere informazioni, identificare vulnerabilità e perpetrare frodi.

Il rilevamento e la raccolta delle informazioni in modalità multicanale consentono di calibrare al meglio misure e contromisure, attuando una valutazione complessiva del rischio.

HOLOS consente inoltre di aggregare informazioni come KPI, KRI, ecc. ottenendo viste aggregate che possono essere differenziate in base al ruolo dell’owner o dello stakeholder. Le informazioni sono sempre navigabili in drill down per arrivare al singolo dato di base che compone un indicatore.

Lo strumento tratta dati in modo flessibile e adattabile a fonti informative di diversa natura, senza la necessità di produrre codice, con un ciclo di sviluppo per l’acquisizione o l’adattamento a nuove fonti dati o per la creazione di nuove aggregazioni e visualizzazioni in molto rapido. Sono presenti connettori precostituiti per l’acquisizione di dati da fonti tecnologiche per calcolare KPI e KRI.

Il tool è role based e quindi in base al ruolo di chi accede al sistema si possono suddividere le viste, e quindi le informazioni, garantendo la gestione delle informazioni in base ai principi del “need to know”.

*Fabio Saulli: Planning & Control Director di Cyber Partners. CISA, GRCP, GRCA, MoR, membro della Community for Security del CLUSIT (C4S)

Contributo editoriale sviluppato in collaborazione con Cyber Partners SpA

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