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Governance dei dati: perché CDO e CIO convergono nell’era AI



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Nel contesto della trasformazione digitale, la governance dei dati richiede una convergenza tra CDO e CIO. Qualità del dato, infrastrutture sicure e coordinamento tra funzioni diventano elementi essenziali per modelli di AI affidabili. Cultura del dato e collaborazione trasversale rappresentano la base per decisioni più solide e processi sostenibili

Pubblicato il 15 dic 2025



Governance dei dati

La crescente integrazione dell’intelligenza artificiale nei processi aziendali sta modificando il modo in cui le organizzazioni definiscono ruoli, responsabilità e priorità strategiche.

Durante il convegno “Data & Decision Intelligence: pilotare l’AI per usarla davvero!”, promosso dal Politecnico di Milano, Barbara Giovanelli, Chief Data Officer del Gruppo Monte dei Paschi di Siena, ha spiegato come la trasformazione guidata dai dati stia portando a una convergenza tra le funzioni del CDO e del CIO.

Una convergenza che nasce dalla necessità di coordinare governance dei dati e governance dell’intelligenza artificiale, considerandole parti di un unico ecosistema decisionale.

La convergenza tra Data Governance e AI Governance

Secondo Giovanelli, la crescente complessità dei modelli digitali richiede una visione unitaria. «Le figure del CDO e del CIO, avendo come oggetto principale i dati, sono portate a una riflessione sull’opportunità di far convergere le due funzioni». L’idea non riguarda solo la gestione tecnica, ma l’impianto decisionale dell’impresa, che deve integrare strategia, sicurezza e innovazione.

Questa convergenza permette, ha spiegato, di «avere una gestione degli asset il più possibile strutturata» e di sviluppare una visione comune tra chi presidia i dati e chi presidia le infrastrutture, così da «massimizzare il valore dei dati e trovare soluzioni coerenti con le normative interne ed esterne».

In questo scenario, qualità, coerenza e correttezza del dato diventano il terreno naturale di incontro tra Data Governance e AI Governance.

Chief Data Officer: dalla teoria alla qualità certificata

Nella visione di Giovanelli, il ruolo del Chief Data Officer evolve verso una responsabilità più estesa sulla qualità e sulla certificazione dei dati utilizzati nei processi analitici e nei modelli di AI. «È fondamentale che i motori di AI ricevano in input dati governati e certificati, di buona qualità», ha sottolineato.

Questa attività diventa un elemento di accountability condiviso: «È l’aspetto imprescindibile, la responsabilità che CIO e Data Officer devono condividere». L’affidabilità dei risultati prodotti dai modelli dipende infatti dalla solidità delle informazioni in ingresso.

Molto, osserva, è stato definito negli anni a livello teorico, ma «abbiamo ancora moltissimo da fare» nell’applicazione pratica della Data Governance e dell’AI Governance. La maturità di un’organizzazione non si misura solo dalla presenza di framework formali, ma dalla loro capacità di guidare decisioni quotidiane.

Chief Information Officer: infrastrutture, sicurezza e co-responsabilità

Se il CDO presidia la qualità del dato, il Chief Information Officer assicura che le infrastrutture tecnologiche e i flussi informativi siano coerenti con i principi di governance. Per questo, spiega Giovanelli, «la convergenza di visione, strategica e pratica, è indispensabile per massimizzare il valore dei dati».

La riflessione si estende anche al rapporto tra innovazione e regolamentazione. Giovanelli evidenzia la necessità di un equilibrio tra sperimentazione e compliance: «Ci si può riuscire soltanto trovando un giusto compromesso fra governance e innovazione».

Da qui la proposta di «inserire use case e proof of concept all’interno di una governance ben definita», evitando derive incontrollate.

Il richiamo è chiaro: con l’AI non ci si può permettere ciò che è accaduto in passato con la Business Intelligence, quando strumenti e file non governati avevano generato ridondanze e incoerenze. Una proliferazione simile, oggi, avrebbe conseguenze ancora più rilevanti.

Verso una governance olistica e condivisa

La visione proposta da Giovanelli non implica un accorpamento dei ruoli, ma un modello di governance in cui responsabilità diverse lavorano in modo coordinato. «Non dobbiamo rischiare di far passare l’intelligenza artificiale come un’attività esclusivamente della funzione IT», afferma. Serve il coinvolgimento costante di compliance, data governance, IT e security per definire regole chiare sull’accessibilità e sul controllo del dato.

Si tratta di un approccio volto a superare la frammentazione interna, promuovendo una coerenza strutturale dei processi decisionali. Le regole non devono frenare l’innovazione, ma abilitarla attraverso chiarezza, trasparenza e responsabilità distribuite.

Cultura del dato e responsabilità diffusa

Giovanelli sottolinea infine come il principale ostacolo alla maturità digitale sia culturale. «È necessario continuare a diffondere la cultura del dato». La comprensione del valore delle informazioni e dei loro requisiti di qualità è un prerequisito per qualsiasi percorso di innovazione sostenibile.

Per il Chief Data Officer, ciò significa assumere un ruolo trasversale che favorisca un utilizzo consapevole dei dati nelle funzioni di business. Per il CIO, implica un modello di leadership che integri infrastrutture, sicurezza e collaborazione.

Questa convergenza culturale costruisce il terreno comune necessario per garantire fiducia nel dato, elemento essenziale per modelli di AI affidabili e per decisioni aziendali verificabili. La buona governance dei dati diventa così un fattore strutturale della sostenibilità digitale.

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