DATA LEAK AL PENTAGONO

Documenti rubati agli USA: arrestata la talpa, ma la vicenda è ancora tutta da chiarire

È stato arrestato il presunto colpevole della diffusione di alcuni documenti segreti del Pentagono, un data leak che sta facendo tremare la sicurezza delle grandi potenze mondiali. Sono ancora da chiarire le reali intenzioni dell’operazione. Ripercorriamo insieme cosa è successo e analizziamo le possibili conseguenze

Pubblicato il 15 Apr 2023

Marco Santarelli

Investigative Analysis Government Entities, Advisory Information Security and Terrorism, Semiotics and Intelligence Professor

Pentagono dati rubati agli USA arrestata la talpa

“Materiale sensibile e altamente classificato”: questa la definizione del Pentagono in merito ai documenti segreti degli Stati Uniti che in questi ultimi giorni sono stati diffusi presumibilmente da un giovane appassionato di armi, tale Jack Teixeira di 21 anni, che lavorava in una base militare statunitense, arrestato nelle scorse ore.

Sono i primi dettagli di una vicenda con molti contorni ancora oscuri, a iniziare dalle reali intenzioni che hanno spinto la presunta talpa a divulgare documenti segreti e tanto delicati per la sicurezza degli USA e dei Paesi alleati.

Così le armi cyber hanno stravolto le relazioni tra gli Stati

Una talpa per gioco

Strumento di diffusione una chat di gruppo, creata durante la pandemia Covid-19, su un server chiamato Discord, piattaforma popolare per gli appassionati di videogiochi, di cui OG, Original Gangster, come Teixeira si faceva chiamare, era amministratore e leader, tanto da essere considerato dagli altri partecipanti del gruppo, per la gran parte adolescenti, una sorta di figura paterna.

Il nome della stanza del server in cui sono stati diffusi i documenti “incriminati” era “bear-vs-pig”, orso contro maiale, in riferimento a Russia e Ucraina, quasi a significare che non era schierato da nessuna delle due parti.

Bellingcat, il sito di giornalismo investigativo dei Paesi Bassi, ha rivelato che la fuga di notizie è partita già molto prima di marzo. Infatti, OG avrebbe iniziato a condividere già questo inverno alcune trascrizioni di documenti da lui visionati, a quanto pare, in una struttura in cui strumenti elettronici erano vietati, per cui era costretto a segnare le informazioni a cui aveva accesso.

Vedendo che le sue trascrizioni raccoglievano poco interesse nel gruppo, anche se OG si dedicava alla spiegazione delle informazioni più criptiche, iniziò a pubblicare direttamente foto dei documenti, nonostante questo lo esponesse a rischi maggiori.

I documenti sono stati pubblicati inizialmente in un server di Discord chiamato “Thug Shaker Central”, da qui poi un membro del gruppo li ha condivisi sul server dello youtuber WowMao, per poi passare al server di appassionati di Minecraft, ma la fonte principale era uno degli amministratori di Thug Shaker Central, che in seguito è stato cancellato.

La talpa avrebbe aperto un altro server per continuare a rimanere in contatto con gli altri membri, in cui avrebbe chiesto di mantenere un profilo basso e di eliminare informazioni a lui riconducili.

Il Washington Post ha confermato la teoria di Bellincat, specificando che, secondo quanto dichiarato dal membro del gruppo che ha rilasciato l’esclusiva, l’intento di OG, consapevole di ciò a cui andava incontro diffondendo quelle informazioni segrete, era di tenerli aggiornati e rivendicare una sua leadership sui membri più giovani del gruppo.

Quello che il partecipante della chat ha rivelato, e che è stato confermato anche da un altro di loro, è che OG non operava contro il governo americano, ma parlava di “ingerenze del governo” e dell’intelligence Usa come di una forza sinistra che voleva nascondere la verità ai suoi cittadini.

Trecento le foto dei documenti classificati che il Washington Post ha avuto modo di visionare, molte non pubblicate, e poi trascrizioni e anche un video che ritrae OG in un poligono di tiro che spara urlando insulti razzisti e antisemiti.

Il contenuto segreto dei documenti

Come anticipato, il materiale che è stato diffuso è stato definito dal Pentagono di massima segretezza, anche se una parte sembra essere stata falsificata. Lo stesso viceministro degli Esteri russo Sergey Ryabkov ha parlato di una probabile falsità e di un tentativo di fuorviare la Russia.

La fuga di notizie ha coinvolto documenti classificati come “secret” e “top secret”, ossia le categorie di classificazione più riservate nel sistema governativo americano. Nella maggior parte di essi è presente anche la dicitura “NOFORN”, acronimo di “NO FOReign National access allowed”, pertanto parliamo di documenti negati alle intelligence straniere. In altri, invece, la dicitura “FVEY”, che sta per Five Eyes, i cinque occhi delle intelligence di USA, Canada, Regno Unito, Australia e Nuova Zelanda.

Tra le informazioni trapelate più importanti, sicuramente quelle relative al conflitto tra Russia e Ucraina. In alcune analisi si parla di condizioni dell’esercito ucraino che non gli permetterebbero di riconquistare altri territori durante l’offensiva di primavera, della difesa aerea ucraina che è più debole rispetto a quanto invece dichiarato dal governo e della carenza di missili, che potrebbe lasciarli senza già per maggio.

Si danno anche i numeri delle presenze delle forze speciali occidentali in Ucraina, che sarebbero alquanto scarse: 50 britannici, 17 lettoni, 15 francesi, 14 statunitensi, 1 olandese. Probabilmente, queste forze servono all’addestramento delle truppe ucraine, ma possono anche mirare a rafforzare la propaganda russa secondo cui lo scontro non è solo contro l’Ucraina, ma contro tutto l’Occidente.

Altro tema rilevabile dal materiale diffuso riguarda le faccende interne della Russia, piani di guerra e attacchi di cui gli USA sanno quasi in tempo reale, scontri politici interni al regime russo, già noti all’opinione pubblica, ma di cui gli USA conoscono dettagli riservati, ad esempio quello tra il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, e il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, la cui conoscenza da parte degli Stati Uniti presume che ci sia una buona rete di informatori al suo interno.

Gli USA avrebbero spiato anche i Paesi alleati

Inoltre, molti documenti rivelano un’azione di spionaggio da parte degli Stati Uniti nei confronti dei paesi alleati, normale amministrazione di tutte le intelligence del mondo, ma che, una volta resa pubblica, provoca comunque imbarazzi generali.

In questo caso, gli USA sono venuti a conoscenza, per esempio, della contrarietà del servizio segreto israeliano, il Mossad, alla riforma della giustizia avanzata dal primo ministro Benjamin Netanyahu, o anche della vendita di armi a Mosca da parte di paesi che formalmente hanno dichiarato una posizione neutrale nei confronti della guerra, come l’Egitto, o ancora che la Corea del Sud, invece, non ha venduto armi agli USA per evitare che poi potessero venderle all’Ucraina.

Gli Stati Uniti avrebbero spiato anche il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, per essersi mostrato troppo vicino alla Russia in alcune occasioni, ad esempio nell’accordo mediato dalle Nazioni Unite e la Turchia sul grano del Mar Nero che andrebbe troppo a favore di Mosca.

L’accordo è servito per regolamentare spedizioni marittime sicure di grano dai porti ucraini del Mar Nero e nel rapporto segreto si legge che l’approccio di Guterres stava “minando gli sforzi più ampi per ritenere Mosca responsabile delle sue azioni in Ucraina” e che lui stesso “ha sottolineato i suoi sforzi per migliorare la capacità di esportazione della Russia” e lo avrebbe fatto anche in caso di entità o individui russi sanzionati.

Altro argomento che è venuto fuori dai documenti del Pentagono riguarda le cosiddette wild cards, ossia le analisi su possibili eventi imprevisti e improbabili che potrebbero cambiare le sorti del conflitto russo-ucraino: la morte del presidente russo Putin, la morte del presidente ucraino Zelensky, la rimozione della leadership delle forze armate russe e un bombardamento ucraino contro il Cremlino.

Qualche informazione riguarda anche un presunto sostegno a Mosca nel conflitto ucraino da parte della Cina, che, secondo quanto riportato in un documento, “risponderebbe in modo più deciso e molto probabilmente aumenterebbe l’entità e la portata dei materiali che è disposta a fornire alla Russia se gli attacchi ucraini colpissero una località di alto valore strategico o sembrassero colpire alti dirigenti russi”.

La risposta degli altri governi

La diffusione dei documenti riservati del Pentagono è una delle quattro fughe di notizie di intelligence più significative di questo secolo, come sostiene Thomas Rid della Johns Hopkins University. Ricordiamo il caso del 2013 di Edward Snowden, ex NSA, e la pubblicazione di strumenti di hacking della NSA e della CIA del 2016 e del 2017.

Il Pentagono, tramite l’assistente del segretario alla Difesa Chris Meagher, ha parlato di “grave rischio per la sicurezza” nazionale degli Stati Uniti e per la diffusione di fake news e disinformazione. Secondo il Guardian, la Difesa USA ha avviato un’indagine tra le sue varie agenzie per stimare il reale impatto che quanto accaduto può avere sugli Stati Uniti e sui suoi alleati a livello di sicurezza nazionale. Mick Mulroy, un ex alto dirigente del Pentagono, ritiene che siamo di fronte ad “una significativa violazione nella sicurezza” che potrebbe danneggiare gli sforzi di Ucraina, Stati Uniti e Nato nella guerra contro la Russia.

Intanto a Mosca si percepisce la profonda penetrazione americana al suo interno, per cui probabilmente spie e generali russi dovranno d’ora in avanti cambiare il loro metodo di comunicazione. Mikhaiul Mishustin, il primo ministro russo, ha vietato ai funzionari governativi di lasciare il Paese senza un permesso speciale e, secondo il Financial Times, sarebbe in atto il sequestro di passaporti di alti funzionari e dirigenti di aziende statali da parte dell’intelligence russa, proprio per evitare che escano dai confini nazionali.

Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, che si sono verificati anche perché la condivisione delle informazioni d’intelligence non è avvenuta in maniera tempestiva e ampia tra le agenzie, si è agito in maniera diversa, estendendo maggiormente la diffusione, ma il risultato, purtroppo, non è stato quello sperato.

Ora anche l’Ucraina potrebbe assumere un atteggiamento più diffidente rispetto alle altre intelligence e, come sostiene Rid, se a essere resi noti fossero stati documenti riservati di altri paesi, sicuramente gli Stati Uniti avrebbero reagito allo stesso modo, cessando la collaborazione con le altre intelligence.

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