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Baldoni: “Ecco cosa farà nel 2023 l’Agenzia della cyber, per una Italia più protetta”

Vediamo cosa farà l’Agenzia nel 2023, mantenendo uno stretto controllo sugli 82 obiettivi affinché tutti questi vengano centrati entro i tempi dati. Per far sì che il nostro paese sia tra quelli in grado di gestire una trasformazione digitale, mantenendo basso il rischio connesso

Pubblicato il 27 Ott 2022

Roberto Baldoni

Direttore Agenzia nazionale cybersicurezza

baldoni cyber

Cercherò di dare alcuni punti essenziali per quanto riguarda quello che è stato fatto in quest’anno, fin quindi fino praticamente a fine settembre. E quello che dovremmo fare nel 2023 in poi e anche cercare di far capire quali sono le minacce più importanti per quanto riguarda il nostro paese.  

Quest’anno è stato l’anno della costituzione dell’Agenzia per la cybersecurity nazionale. Noi di fatto abbiamo avuto i decreti, i regolamenti diciamo di attuazione dell’Agenzia, pubblicati il 27 dicembre dell’anno scorso, quindi siamo in una fase di crescita molto forte. 

La crescita dell’Agenzia è la crescita del Paese

Arriveremo alla fine dell’anno intorno alle 160 persone considerate che a settembre dell’anno scorso l’unico dipendente dell’Agenzia ero io solo fondamentalmente. Rispetteremo la scadenza di arrivare a 300 persone per la fine del 2023 e su questo lavoro devo ovviamente ringraziare funzionari, dirigenti che hanno aiutato a raggiungere questo obiettivo.

Le otto urgenze cyber security del Governo Meloni

Crescita per noi è la prima cosa, crescita di una struttura dove all’interno tutti sappiano ragionare di cybersecurity, dal primo funzionario fino al direttore generale. 

Obiettivo, rendere l’Italia un paese sicuro per il decollo piattaforma digitale nazionale. E così mantenere il nostro benessere di Paese e la nostra prosperità nell’era digitale.

Le 82 misure della strategia in fase implementativa

Allora per questo è stata fatta un documento programmatico sul quale noi tutti ci riconosciamo, che è la strategia nazionale di cybersecurity. Sono 82 obiettivi, 82 misure che coinvolgono tutte le amministrazioni dello Stato e sulle quali è già iniziata la fase di implementazione. 

A partire dal 2023. Si va dalla parte tecnica, valutazione di dispositivi con la la creazione del CVCN che è avvenuta a luglio e ha poi avuto l’innesto di diverse decine di unità di personale. Questo sarà un asset, una capacità molto importante per il paese perché ci permetterà di attenuare il rischio tecnologico che tutti gli Stati hanno davanti.

L’aumento degli attacchi e il ruolo dell’Agenzia

D’altra parte è stato anche un anno di grande incremento, specialmente nel mese di ottobre, degli attacchi informatici. 

Abbiamo visto, diciamo toccato con mano che cosa vuol dire attaccare i gangli vitali per il paese e devo dire che in questo processo di crescita l’Agenzia ha assunto un ruolo importante per tutto quello che riguarda l’allertamento delle grandi aziende, delle pubbliche amministrazioni rispetto ad attacchi che erano in procinto di arrivare. 

Nello stesso tempo, alle aziende e alle pubbliche amministrazioni attaccate si è un aiuto importante per il ripristino dei servizi. 

Mi riferisco agli ospedali di Milano, agli ospedali di Torino. A Ferrovie dello Stato, al MITE, giusto per dare degli esempi, ovviamente non esaustivi, del numero di volte in cui l’Agenzia è intervenuta. 

E nel giro di 8-9 giorni siamo riusciti a rimettere su i sistemi

Cosa bisogna fare ora

È abbastanza? No, non è abbastanza, dobbiamo migliorare, dobbiamo avere più personale che si occupi di queste cose.

Più forti partnership con i privati

Dobbiamo avere una collaborazione forte con i privati perché non sarà comunque da sola l‘agenzia nazionale a poter risolvere problematiche che possono arrivare da un attacco zeroday e quindi magari con decine o centinaia di incidenti contemporanei all’interno del nostro Paese.

Dovremo lavorare con i privati, dicevo, e questo è previsto nella strategia proprio per arrivare a una qualifica dell’incidente response anche nel settore nel settore privato. 

Questo perché dobbiamo aumentare tra virgolette le nostre truppe sul territorio per poter dare supporto alle piccole e medie imprese, alle pubbliche amministrazioni. 

Più autonomia strategica, il ruolo delle startup e del cloud nazionale 

Saltando poi a un’altra problematica, dobbiamo aumentare il livello di autonomia strategica a tecnologica dell’Italia.

Lo dobbiamo fare, è previsto nella strategia. Stiamo lavorando su una serie di bandi che usciranno nel diciamo entro la fine dell’anno e poi ce ne saranno altri. Per quanto riguarda il 2023 per due obiettivi. 

Di fondo, dobbiamo iniziare a coordinare tutti quelli che sono gli incubatori sul territorio, fare un assessment di quella che è la capacità in termini di startup per quanto riguarda il nostro paese. Successivamente agire, aiutare, supportare queste startup per poter iniziare a pianificare una capacità anche tecnologica di collaborazione con tutti i partner europei. 

Ma è un percorso che noi non possiamo fermare, quindi noi andremo avanti per la nostra strada e ovviamente cercando il massimo delle collaborazioni, in particolare con Francia e Germania, con le quali siamo giornalmente in contatto proprio per cercare di capire come aumentare questa autonomia e quindi diminuire le dipendenze da tecnologie straniere. Da questo punto di vista, ovviamente è estremamente importante il processo che si è messo in atto con il cloud nazionale. 

L’Agenzia è pienamente coinvolta all’interno di questa iniziativa. L’Agenzia assicurerà la continuità nel progetto in maniera tale da poter assicurare all’Italia una capacità, diciamo su questa tecnologia da un punto di vista diciamo di conduzione, certamente. E poi magari un giorno da un punto di vista anche tecnologico.

Lavoreremo per questo e assicureremo, ripeto, quella continuità progettuale affinché ciò che si è sviluppato continuerà nel futuro e darà l’Italia il mattone fondamentale dell’autonomia strategica che è quello di come conservare i dati, avere una gestione dei dati, avere una sovranità, una sovranità dei dati. 

La svolta culturale

Ma non basta ancora abbiamo bisogno di agire dal punto di vista culturale. 

Per questo motivo col ministero dell’Istruzione, con una serie di Regioni, stiamo lavorando per arrivare nel più breve tempo possibile a un accordo, per creare corsi, professionalità sul territorio per poter dare competenze ai nostri giovani, non necessariamente iscritti alle lauree universitarie. 

Avremo quindi sempre più corsi corsi che possono assicurare a loro un lavoro all’Italia una autonomia strategica anche per quanto riguarda. 

In conclusione

La sfida è avere una capacità in termini di workforce necessaria per supportare la trasformazione digitale di tutto il nostro paese. 

Questo sarà il nostro impegno a partire già dai prossimi giorni e io spero che a breve potranno questo impegno potrà anche trasformarsi in risultati pratici e utili per il paese.

Quindi:

  • formazione della workforce e della cultura cyber, anche in ottica di sovranità tecnologica 
  • Resilienza dal punto di vista di attacchi

Questa è la missione dell’Agenzia. Questo è ciò che noi faremo nel 2023, mantenendo uno stretto controllo sugli 82 obiettivi affinché tutti questi vengano centrati entro i tempi che ci siamo dati, che ha dato il Presidente del Consiglio e che dobbiamo rispettare per far sì che il nostro paese entri a pieno titolo nella categorie di quei Paesi che sono in grado di gestire una trasformazione digitale, mantenendo basso il rischio connesso a questa connesso.

Trascrizione dell’intervento di Roberto Baldoni al Cybersecurity360Summit del 27 ottobre a Roma

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