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Sogni di sovranità digitali in un guscio di noce



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La sovranità digitale europea non è perduta, ma ha fallito alcune strategie il cui conto si presenta in modo piuttosto dirompente. Affrontare i punti critici e i fallimenti incontrati sono passaggi fondamentali per elaborare una strategia valida per essere in grado di partecipare alle prossime corse per l’innovazione

Pubblicato il 21 nov 2025



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Credits to: Stefano Gazzella – https://www.linkedin.com/in/stefano-gazzella/

Potrei essere rinchiuso in un guscio di noce e tuttavia ritenermi Re di uno spazio infinito, se non fosse che faccio brutti sogni“, recitava l’Amleto di Shakespeare, ricordandoci tanto la potenza quanto i limiti della mente umana.

E dal momento che abbiamo scomodato il Bardo, possiamo chiederci se la sovranità digitale europea appartenga più al mondo dei sogni che non resistono quando una spietata realtà li mette alla prova e fa sospettare che l’Unione Europea sia vista dalle Big Tech più come un pascolo di consumatori e utenti digitali altospendenti.

Un pascolo invero piuttosto placido, che si è gradualmente abituato anche per effetto di azioni coordinate di lobbying a quella dipendenza tecnologica in cui si colloca oggi.

Aver sognato che l’effetto Bruxelles e seguire quella convinzione secondo cui una normativa avrebbe provveduto a colmare il gap di innovazione digitale ha però un problema. C’è chi dorme e sogna, e chi opera ed innova realizzando passo dopo passo una sovranità tecnologica e digitale di fatto.

E per quanto ci si possa ritenere sovrani di uno spazio come Internet, questo può realizzarsi soltanto nei sogni.

La distanza dagli epicentri digitali

Gli alchimisti digitali europei oggi non raccontano più di viaggi ad Oriente, ma verso l’Occidente della Silicon Valley che è diventata un vero campo di battaglia i cui sviluppi possono condizionare – e anzi, condizionano – le strategie di sicurezza cyber globali.

I centri gravitazionali del digitale sono così ben lontani dall’Europa, la quale pur reagendo agli scenari di guerra ibrida attraverso un’azione coordinata, sembra collocarsi nella posizione di chi ha inevitabilmente perso l’iniziativa – se non il passo – nella sfida digitale globale.

Gli effetti dirompenti del malfunzionamento di servizi di portata globale, come quello di AWS o il down di Cloudflare, possono essere impulsi validi per un risveglio da questo lungo torpore.

Ma un risveglio non basta: senza il riconoscimento dei fallimenti odierni e l’impegno concreto verso le sfide future, il rischio è che si andrà a barattare un sogno in favore di un’allucinazione.

Andando così a perdere anche la prossima occasione, ma da svegli.

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