Tra i codici segreti, antenati degli attuali sistemi di crittografia usati nell’ambito della cyber security, sono principalmente tre quelli che resistono da svariate centinaia di anni ai tentativi degli studiosi di tutto il mondo di trovare un significato nascosto o in generale il vero e proprio messaggio che l’autore del codice voleva tramandare ai posteri.
Si tratta del disco di Efesto, del codice Voynich e del codice Dorabella.
Come vedremo sono molto lontani nel tempo uno dall’altro, dimostrando così il desiderio che da sempre esiste nella mente di chi tratta informazioni importanti: celare la scrittura alle persone non autorizzate.
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Crypto misteri: il disco di Efesto
Il disco di Efesto è un disco di terracotta ritrovato nell’omonima città da cui prende il nome, nell’isola di Creta. Il disco riporta su entrambe le facce un codice che nessuno è riuscito finora a svelare.
Fu trovato nel 1908 da una spedizione archeologica italiana guidata da Luigi Pernier. Oggi è custodito nel Museo archeologico di Creta. È un disco abbastanza piccolo, delle dimensioni di 16 centimetri di diametro e 16 millimetri di spessore; la datazione più accreditata dagli archeologi ne attribuisce l’età al 1700 AC.
Molti tentativi sono stati fatti per decifrare il codice e i segni del disco. Storicamente, è stato proposto quasi di tutto: preghiere, una storia di narrativa o d’avventura, uno strumento per la musica, una chiamata alle armi, un gioco da tavolo, un teorema di geometria.
Ci sono in totale 241 simboli di cui 45 distinti, presenti su entrambe le facce del disco. Non si conosce neanche l’ordine delle due facce cioè quale delle due vada “letta” per prima. Alcuni lo vogliono un “sillabario” con simboli sparsi come geroglifici, una proprietà di altre scritture antiche del Medio Oriente (ad esempio la scrittura Lineare B come pure quella cuneiforme e geroglifica) tanto che sono stati fatti paragoni con queste antiche scritture e in alcuni di essi la somiglianza dei simboli è notevole.
La difficoltà di interpretazione è indubbiamente legata alla mancanza di un messaggio sufficientemente lungo per poter applicare le tecniche classiche di analisi delle frequenze, ma anche forzare una semplice sostituzione dei simboli con lettere dei moderni alfabeti non ha dato risultati degni di nota.
Nella figura sottostante si riportano in modo più chiaro i simboli presenti nel disco. Ci sono teste piumate, onde, animali, piante ecc., tutti disegnati a spirale sulle facce del disco:
Crypto misteri: il “lato A” del disco di Efesto.
Crypto misteri: il “lato B” del disco di Efesto.
Sicuramente possiamo concludere che la realizzazione di questo disco non è casuale: l’ordine, la disposizione dei simboli, l’accuratezza dell’incisione, fanno pensare che ci sia un significato nascosto dietro questa serie di simboli, ancora oggi purtroppo irrisolto.
Crypto misteri: il codice Voynich
Questo codice è il più grande mistero di crittografia noto ad oggi: non è una semplice stringa numerica o simbolica, non è un messaggio o una lettera ma un vero e proprio libro scritto e disegnato estesamente su più di 204 pagine ripetendo in continuazione simboli ancora oggi sconosciuti come se fosse una scrittura assolutamente normale.
Il Manoscritto Voynich appartiene al Medioevo (circa 1400), scritto e illustrato intensamente a mano, di piccole dimensioni (16×22 cm).
Il manoscritto è rimasto lontano dalle cronache per molti anni, riaffiorando dalla storia nel 1912, quando un antiquario, Wilfrid Voynich, lo acquistò in Italia, a Frascati, al collegio dei gesuiti che lo vendeva assieme ad altre pubblicazioni. Per cento anni, il contenuto del manoscritto non è stato decrittato, nemmeno da esperti di cifratura che sbloccarono complicati codici militari durante la Seconda guerra mondiale. È principalmente in virtù di questa inespugnabilità che il volume venne considerato un falso. Il Voynich lo vendette successivamente al libraio americano Hans P. Kraus, che poi lo donò alla Beinecke Rare Book and Manuscript Library dell’Università di Yale, negli Stati Uniti, in cui ora è custodito. Questa biblioteca ha di recente provveduto ad effettuarne la digitalizzazione, pertanto in rete si può trovare il materiale corrispondente in vari formati.
Oggi esiste ufficialmente una suddivisione del Manoscritto in diverse sezioni:
- Sezione I (fogli 1-66): chiamata botanica;
- Sezione II (fogli 67-73): chiamata astronomica o astrologica;
- Sezione III (fogli 75-86): chiamata biologica. Subito dopo questa sezione vi è un foglio ripiegato sei volte, raffigurante nove medaglioni con immagini di stelle o figure vagamente simili a cellule, raggiere di petali e fasci di tubi;
- Sezione IV (fogli 87-102): detta farmacologica;
- L’ultima sezione del Manoscritto Voynich comincia dal foglio 103 e prosegue sino alla fine. Non riporta alcuna immagine, eccettuate piccole stelle a sinistra delle righe, che potrebbero indurre a credere possa trattarsi di una sorta di indice.
Per quanto riguarda il suo contenuto, la cui comprensione appare ancora molto lontana, gli studi si sono concentrati principalmente sulla natura della lingua usata e sulla natura delle piante rappresentate nella “Sezione botanica” (peraltro sconosciute oggi). La conclusione ormai avvalorata sembrerebbe escludere l’ipotesi che si tratti di un falso privo di significato.
Resta l’ipotesi che il codice sia stato scritto in una lingua sconosciuta, che usa un alfabeto di simboli inventati, di difficilissima interpretazione perché non riconducibile ad alcun ceppo linguistico esistente e manca una guida come la famosa Stele di Rosetta per i geroglifici.
Riportiamo qui di seguito un esempio di questa misteriosa scrittura ed alcune foto delle pagine delle varie sezioni.
Crypto misteri, un campione del codice Voynich.
Crypto misteri, un campione della sezione “Botanica” del codice Voynich.
Crypto misteri, un campione della sezione “Astronomia” del codice Voynich.
Crypto misteri, un campione della sezione “Biologia” del codice Voynich.
A fatica gli studiosi hanno trovato possibili frammenti di soluzione. Ecco alcuni esempi di decifrazione da parte degli studiosi, i più noti ad oggi:
Potrebbe essere: “oror” che in arabo significa “Juniper” (un tipo di pianta).
Potrebbe essere la costellazione “taurus” (la R è quella di prima).
Potrebbe essere “Coriander” (tipo di pianta).
Nonostante questi tentativi, il progresso nella decifrazione del codice non ha ancora prodotto oggi un risultato significativo. Il mistero del codice Voynich prosegue la sua inesorabile corsa verso il futuro.
Codice Dorabella, un segreto “musicale”
Edward William Elgar (1857 –1934) è stato un compositore e direttore d’orchestra inglese.
Molte delle sue principali opere per orchestra, fra cui le famose Pomp and Circumstance e le Variazioni Enigma, furono accolte con grande successo.
Nel 1897, a seguito di una visita nel fine settimana precedente ad alcuni amici di famiglia, Elgar scrisse una specie di scarabocchio e lo diede a sua moglie Alice, da allegare a un biglietto di ringraziamento. Era destinato a Dora Penny, una sua ammiratrice, che cantava in un gruppo corale locale.
Si conoscevano ciascuno da un anno e mezzo; lui l’aveva soprannominata Dorabella. Lo scarabocchio, noto come codice Dorabella, non è mai stato decifrato.
Innumerevoli crittografi hanno tentato ardentemente di decifrarlo impiegando abilmente matematica e analisi e alcuni insistono sul fatto di averlo risolto. Ma la società Elgar, ente ufficiale preposto agli studi sul compositore, non conferma.
Elgar, un artista esperto, amava gli enigmi e incuriosiva i suoi amici e il pubblico.
Elgar si dilettava sempre con cose del genere. Il nome di sua figlia, Carice, combinava lettere con il nome e il secondo nome di sua moglie, Caroline e Alice. Dava lezioni di violino e pianoforte alle figlie di un preside locale e usava le lettere nel loro cognome, G-E-D-G-E, per creare un crittogramma musicale – una serie di note – e il motivo di un allegretto.
L’ossessione di Elgar per la creazione e il mantenimento di misteri avrebbe trovato la sua forma più famosa nella sua Enigma Variations, che ha debuttato nel 1899, ed era una serie di schizzi musicali, che impiegavano vari crittogrammi. A questo proposito così scrisse Elgar:
Non svelerò l’Enigma – il suo “detto oscuro” dev’essere lasciato irrisolto, e vi avverto che l’apparente legame fra le Variazioni e il Tema spesso è di consistenza assai debole; inoltre, attraverso e sopra l’intero insieme un altro e più grande tema “va”, ma non è “suonato”.
Il grande tema che “va” è stato inteso come un riferimento ad un tema che non viene mai enunciato ma che è implicito nella trama del tema esistente; sono state avanzate altre ipotesi che potrebbero funzionare come melodia nascosta. In ogni caso, la dichiarazione di Elgar non implica necessariamente che il tema più grande sia una melodia specifica. Potrebbe semplicemente essere un riferimento all’amicizia oppure potrebbe richiamare una generica esperienza musicale come quella della musica di un altro celebre compositore.
Tornando al codice Dorabella è probabilmente basato su un sistema di sostituzione, in cui ogni simbolo rappresenta una o più lettere, usando un alfabeto noto solo al suo creatore. Il cifrario sfida l’analisi della frequenza. In qualsiasi lingua, alcune lettere vengono utilizzate più spesso di altre e quella particolare distribuzione consente l’analisi di cifratura. Ma con Dorabella non ci sono abbastanza caratteri da analizzare.
Riassumiamo allora velocemente le caratteristiche del codice: 87 caratteri in totale su 3 righe (24 simboli) + un piccolo punto dopo il quinto carattere nella terza riga.
I simboli usati sono 1 o 2 o 3 semicerchi in 8 diversi orientamenti.
Già la lunghezza di 88 caratteri non è casuale: infatti, corrisponde al numero di tasti di un piano.
Inoltre, pare che Elgar usasse spesso i codici “pigpen”. Si tratta cioè di un tipo di codice diffuso nel 1800, che consisteva nella sostituzione di lettere con simboli. Il crittografo disegnava una griglia dove inseriva le lettere ed eventualmente dei puntini per distinguere i vari simboli in fase di decifrazione. I simboli a semicerchio e le inclinazioni usate da Elgar sembrerebbero condurre a questa possibile soluzione utilizzando un cerchio come griglia pigpen ed inserendo i simboli dentro di esso su un ottagono. Lui stesso ha lasciato questo indizio in uno scritto, di cui proponiamo una immagine, facilmente reperibile in rete qui sotto:
Può essere la dimostrazione che questi simboli sono allora note musicali? Forse presenti solo nella mente di Elgar?
La neuma era un modo per ricordare a memoria una melodia, usando simboli noti allo scrittore. Il codice Dorabella potrebbe essere la melodia nascosta nelle sue Enigma Variations?